mercoledì 6 aprile 2022

Il Mio Bando Suona il Rock

IL PARERE DELLE SOCIETA’ E DEI PATTINATORI
Apprendo come un fulmine a ciel sereno, che la storica pista di Pattinaggio sita sul Lungomare di Rimini tra la Via Colombo e il lungomare Tintori all’altezza dei bagni 6/7, è stata messa a bando dall’Amministrazione Comunale per la gestione degli anni 2022 e 2023 per poi essere destinata, nel 2024, a far parte del progetto del cosiddetto Parco del Mare. Dalla lettura di questo bando si capisce fin troppo bene che questa pista di pattinaggio, purtroppo, farà la fine di tutte le altre, sacrificata in nome delle cosiddette attenzioni ai costi pubblici, delle naturali “riqualificazioni”: quella di Rivazzurra è stata smantellata nella “riqualificazione” della Fossa Rodella; quella di fronte al bagno 55, sul Lungomare Murri è diventata nottetempo parcheggio per un albergo, quella comunemente denominata “Garden Fuori”, in Via Alessandrini è stata di recente “riqualificata” ma con all’interno le plance da basket con i piloni verticali. Facile prevedere che anche questo impianto sarà sacrificato in nome di un interesse superiore, anche se ad uso sportivo, che noi pattinatori non riusciamo a comprendere. Da amante del pattinaggio in tutti i suoi ruoli, atleta, tecnico, dirigente di società, dirigente federale locale sono affranto. Non riesco a capire nemmeno da dove cominciare con le obiezioni di fronte ad una decisione cosi scellerata. Proverò a fare un po’ di ordine: Dal dopoguerra ad una ventina di anni fa, tale struttura è stata un riferimento centrale per le società di pattinaggio riminesi per la promozione e lo svolgimento dell’attività. E’ stata per decenni l’unica struttura coperta durante il periodo invernale che garantiva l’opportunità di poter praticare il pattinaggio in forma professionale anche durante i mesi invernali quando non esistevano i pattinodromi e per molti l’attività al coperto era relegata negli scantinati del palasport Flaminio. Con l’avvento dei pattinodromi, anche se in ritardo rispetto al resto del mondo, questo impianto ha assunto sempre minore importanza per l’attività agonistica ma è stato sempre un riferimento importante per l’attività promozionale estiva, consistente in allenamenti, manifestazioni, agibilità per coloro che non avevano accesso alle strutture riservate agli eletti. Fino agli ultimi vent’anni, inoltre, è stata una delle attrattive più importanti per residenti e turisti per potersi concedere una bella serata di pattinaggio durante l’estate. Negli anni d’oro del turismo riminese era una delle poche vere attrazioni oltre alle discoteche, prima dell’avvento dei locali estivi, dei chiringuiti, della cosiddetta movida. Ne consegue che questo impianto non solo ha consentito l’esercizio dell’attività in tutte le sue forme ed ha attratto a se migliaia e migliaia di pattinatori nei decenni ma ha costituito un vero e proprio business per il gestore: la Polisportiva Libertas di Rimini. La prima vittima, se vogliamo vederla da un certo punto di vista. Cos’è successo, quindi, negli ultimi vent’anni che ha portato quell’impianto alle condizioni di degrado strutturale e operativo nel quale si trova? Innanzitutto la gestione: una polisportiva, che non annovera tra le sue specialità il pattinaggio come può avere in gestione una pista di pattinaggio? Molto semplicemente perché, nel perfetto stile italico, sarebbe meglio dire borbonico, le concessioni si rinnovano per diritto dinastico, in molti casi al limite della malafede se non dolo, e anche se non è questo il caso, la mancanza di obiettivi sportivi ha fatto di un impianto sportivo, un’area complessivamente dedita a farci qualcosa, incidentalmente ogni tanto un po’ di pattinaggio, due o tre ore alla sera ad accontentare quei turisti, negli anni sempre meno, che si ricordavano dei bei tempi andati quando da ragazzi venivano in quel contesto a divertirsi. Per il resto della giornata, diciamo dalle 9,00 alle 21,00? Niente. VUOTO. Attività per le scuole al mattino, nei mesi che c’è?, macchè! Allenamenti e stages pomeridiani?, UTOPIA. Chiunque tra gli addetti ai lavori ha avanzato proposte ai gestori, accolte solo quelle che configuravano un introito immediato e nessun impegno strutturale: un’ora a te, due a me, pronto-cassa e via. Ogni tanto qualche festa ma finiva li. Ma come?, potrebbe pensare qualcuno! Ben vengano iniziative strutturali che portino vera riqualificazione turistico-sportiva! Purtroppo no. Negli ultimi vent’anni, per i gestori, quell’impianto sportivo ha perso i connotati dello sport ma ha acquisito quello degli affari, del business. Qualcuno ha pensato che quell’area potesse diventare un’opportunità finanziaria e, forse, sarebbe potuta anche andare cosi. Ricordate i grattacieli di Nouvel, il progetto della Coopsette? Gli anni del boom edilizio, quelli durati fino ai primi anni 2000? PECCATO. Il diavolo fa le pentole e i coperchi, per fortuna. E adesso? Che si fa? Gestisci tu? Tu?, Tu? E’ morto anche Charly, chi sta li la sera a dare via i pattini altrimenti ce la portano via (la concessione)? Ideona: facciamo la pista da ghiaccio estiva per i turisti. L’idea sarebbe stata anche valida ma, come poi presentammo anni dopo, avrebbe dovuto essere il plus di un progetto più ampio chiamato Palaghiaccio, magari da fare al 105 Stadium che era ed è sempre vuoto, allo scopo di inserire le discipline sportive legate al ghiaccio nel panorama riminese e favorire la presenza di un turismo di qualità proveniente in gran parte dal centro nord Europa disposto a spendere 1.500 euro alla settimana per allenamenti estivi su ghiaccio di qualità, ma probabilmente la firma in calce al progetto non era quella giusta, non era stata autenticata a norma della legge che vige a Rimini. Il risultato invece della genialata della Libertas quale fu: abuso edilizio, cantiere sequestrato, pista chiusa per diversi anni. Cause su cause che immagino saranno ancora in corso. Da prime vittime a in parte colpevoli della realtà attuale il passo è stato veramente piccolo. Ma alla fine della storia qualcuno ha pensato che un cantiere sequestrato, in piena movida, non stesse bene e ha pensato di riattivare quell’impianto. E chi poteva essere il “gestore” della pista? Esatto!!, al grido: la concessione demaniale è mia!! Ah, il demanio, poteva mancare? Pensate che la concessione demaniale che ha regolamentato quell’area fintanto che è stata “acquistata” dallo Stato parlava testualmente di “area destinata all’uso esclusivo del pattinaggio”. MISTERI DELLA BUROCRAZIA. E allora di nuovo il panico: gestioni improbabili si sono succedute all’insegna del tiriamo a campare, senza nessun progetto, tantomeno sportivo: il minimo sindacale per tirare avanti sperando in un miracolo. A dire il vero un anno provai anche io con la mia associazione a invertire la tendenza, ossia provare a vedere se una pista di pattinaggio in una località turistica gestita con competenza (che mi riconosco, per averlo sempre fatto, e bene a detta di tanti) potesse creare un modello virtuoso che conciliasse sport, tempo libero, rapporti con società e federazione, pubblicità, eccetera, potesse funzionare. A dire il vero dal punto di vista strettamente operativo la cosa andò discretamente per essere il primo anno, purtroppo ci impantanammo tra autorizzazioni paesaggistiche, aspetti edilizi, vincoli di ogni sorta, in quella cosa che chiamano burocrazia e che dicono non funzioni. Invece funziona benissimo per gli scopi che si prefigge. Per cercare di onorare il mio debito collaborai come fornitore gratuito di pattini alle gestioni successive. Il resto è storia di oggi; pandemia, eccellente scusa per fermare tutto, il bando, la probabile chiusura definitiva. E adesso? Cosa succederà? Metteranno tende e brande gli alpini? Verrà il paddle? Diventerà la più grande palestra a cielo aperto del Mediterraneo sul Lungomare più bello del mondo? CHI LO SA. L’unica cosa certa è che se quell’area diventerà altro che una pista di pattinaggio, nessuna società potrà più fare attività promozionale e manifestazioni all’aperto a Rimini e i tanti pattinatori che la frequentano liberamente, ma anche turisti che si portavano i pattini da casa per andare con i figli a pattinare qualche ora alla sera in vacanza saranno costretti ad andare a Riccione. Ma d’altronde Riccione è stata la capitale degli Italian Roller Games della Federazione Italiana Sport Rotellistici. A proposito di Federazione: avete niente da dire? Personalmente ho pattinato abbastanza. Auguri a tutti. Stefano Baschetta P.S.: senza voler fare la morale, le domande sorgono spontanee: a chi gioverà tutto questo? Inoltre: chi pagherà per il contributo al degrado dell’area, che lo stato di abbandono ventennale di quella porzione di lungomare ha arrecato all’offerta turistica complessiva? E ancora: quanti anni occorreranno prima che gli effetti della prevista riqualificazione del Parco del Mare possano tradursi in ritorni economici, dopo che è stato fatto di tutto (e per tutto non intendo solo dell’amministrazione o della gestione, ma della comunità tutta) per immiserire quell’area? Chi pagherà i danni per il mancato avviamento ed il totale abbandono di un importante asset di proprietà pubblica? Perché qui parliamo di sport, ma parliamo anche di soldi.
Stefano Baschetta