sabato 11 marzo 2023

La Caciara

Dopo il "manifesto" politico, pubblicato (solo) in Italia dalla "3 cittadinanze" Schlein, non esportabile in nessuno dei paesi che le hanno consegnato il passaporto, la caciara della sinistra si è arroventata. Si sono accorti, nel bunker del Pd di Bologna che questa volta l'hanno davvero fatta fuori dal largo vasino degli italiani. La Giorgia, piccola maga della politica, ha ribaltato la scenografia preparata dai generi piddini. Ha incolpato gli scafisti che mai compaiono nei salvataggi. Domanda: nelle grandi e piccole navi che portano 500 persone dopo il trasbordo della Guardia Costiera, spesso di Finanza che fine fanno gli scafisti che la manovrano? Tornano indistro con il malloppo? Alla folta cricca dei giornaloni da propaganda poteva sorgere qualche dubbio marino. I De Benedetti dal fisco, hanno tutti piccole imbarcazioni da crociera. Gli sbarchi prenotati permettono agli imprenditori della (falsa) accoglienza di ritornare nei loro porti senza correre rischi. Le Ong raccoglievano la merce umana ed il gioco era fatto. Non dovevano nemmeno rottamare gli scafi. Qualche miglio da percorrere poi, sempre per caso, venivano salvati. La tragedia di Cutro ha invece un canovaccio tragico, ma primordiale, quando ancora la filiera non era ben oliata. Succedevano spesso questi inevitabili drammi. Anche allora le televisioni piddine ed i giornaloni, con l'intervento dell'Avvenire, tifavano le organizzazioni umanitarie su prenotazione, anche social. Venivano sempre usate le immagini più cruente per spalancare i porti italiani. Lo scambio europeo con il nostro debito è stata la grande operazione di Draghi. Devo ammettere che la "grinta" al femminile della Meloni ha cambiato lo scenario. Avere accanto personaggi silenziosi ed annuenti come il "tranquillo" Tajani e il vivace Salvini, le permette di amministrare comodamente. Potrebbe solo calare di qualche ragionevole decibel il suo atlantismo eccessivo. Le colpe (tante) non sono tutte di Putin. Uno sguardo all'altra parte (ostile) del mondo sarebbe istruttivo. Linkiesta questa mattina tuonava insulti contro l'esibizione di forza della Meloni. L'eletta dai grillini non ha aperto bocca. Diciamo che non le avevano preparato niente. Gli sponsor del Pd, in questa versione incomprensibile, hanno toppato, per l'ennesima volta, il candidato. La coalizione, terminata la fase dell'apprendimento, grazie al leader (vero) si sta compattando, nonostante le velenose insinuazioni di Dagospia. Un consiglio (presuntoso) al direttore (ex comunista) del Riformista, presto nelle vesti dell'ennesima Unità: troppo forte la concorrenza nel campo ristretto dove si è accucciato. Non ruba il mestiere ed i pochi lettori alla Ammiraglia Gedi. Repubblica e La Stampa lavorano da anni per il Pd. Finito come la Juve. 
massimo lugaresi