Don Camillo
mercoledì 8 marzo 2023
La Talpa Scava
Nel 1948, la giunta social-comunista di Rimini guidata dall’allora sindaco Bianchini, ordinava l’abbattimento del Kursall, quale simbolo dell’aristocrazia/borghese, scampato ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, non alla furia iconoclasta dei compagni che guardavano alla Russia Sovietica come faro della civiltà che avrebbe guidato il proletariato alla riscossa. La smania di “distruzione” dei simboli del passato purtroppo non si è limitata agli anni intrisi di ideologia e, in un certo senso, di ignoranza. Allora il PCI lavorava per fare dell’Italia una felice Repubblica del socialismo sovietico, ma poi gli affari e il portafoglio che, con il passare del tempo, si gonfiava, hanno fatto cambiare rotta. Tuttavia, molti anni dopo, il sogno del Principe ha messo le mani sull'ultimo simbolo voluto dal “mascellone di Predappio”. A farne le spese è stato il Lungomare, progettato per le sfilate a gloria dell’Impero per poi essere “declassato” a motore dello sviluppo economico del turismo, fino all’altro ieri. Il nostro principe accompagnato da Master Plan Ermeti e la Rinaldis compiacente, ha pensato di trasferire anche a Rimining il modello delle oasi palestinesi con palme e banani. LUI portava sotto la giacchetta di Piccadilly e non sotto l’eskimo innocente, la Kefiar giovanile e la fame della giustizia proletaria gli scorreva (?) ancora nelle vene. Purtroppo a farne le spese sono state la viabilità, gli alberghi, i ristoranti, i negozi. I riminesi hanno dovuto rinunciare al comodo e semplice accesso al loro Mare. La “furia lanzichenecca” non si è limitata al sud. Prima di “partire per Roma” ha voluto lasciare il compitino scritto sulle cose da fare al “Moro di Viserba” il bel Morollino. Anche a nord il lungomare doveva essere reso bello e inaccessibile, il Mare irraggiungibile. Aiole e palmeti sono stati piantati con arbusti e costosi parquet, bisognosi di cure e di manutenzioni amiche. Vedremo l’impatto della ZTL sulla stagione turistica in arrivo e cosa dirà il “Bagnini d’Italia”, cari a Melucci, nelle sue periodiche dichiarazioni. Aspettiamo anche che la società immobiliare (di moda) si accaparri i terreni agricoli a monte della ferrovia, per istruire la necessaria variante urbanistica. Spunteranno come funghi parcheggi, supermercati e aree di sosta. Stessa matrice. A Rimining sud intanto la talpa senza “facilitatore”scava per il parcheggio sotterraneo. Ognuno per sé e Dio per tutti.