lunedì 22 novembre 2010

Cassa di Risparmio

Ci piace chiamarla così, incarna meglio la storia economica della nostra Città, con la percezione che avevano i riminesi di una piccola grande banca nata per fare crescere il territorio, il civettuolo Carim è servito a cambiare le insegne e gettare soldi in posti sbagliati. Quello che è successo negli ultimi anni con variegate responsabilità lo lasciamo alle valutazioni della storia e di Bankitalia, non comprendiamo però i'approccio sull'accaduto, commissariamenti, svalutazioni di capitale ed azioni, ricapitalizzazioni forzate sembrano ordinaria amministrazione e non segnale di un fallimento collettivo. A scanso d'equivoci diciamo subito che i meno responsabili sono i comunisti ieri, i democrat oggi, non contavano un ca..dentro al forziere, oggi anche meno. Siamo stati difensori di Aureli, avendo sentore, lo scrivemmo, che se il più grande industriale di Rimini, veniva estromesso dal controllo della banca con un golpe, ci voleva poco a capire che dietro c'era qualcosa di grosso. I tre candidati in lotta di queste cose non parlano, non ne sanno niente, il Sito di Casa e Curia che ospita tutti i peti della politica, rimane reticente sulla vicenda, le ragioni sono evidenti, per entrare in quel Palazzo occorreva un visto speciale, abbiamo anche ironizzato sulle presenze di grembiulini, la massoneria non aveva alcun potere, la password magica veniva rilasciata con benedizione allegata. Le istituzioni sono state scientemente tenute fuori dai portoni con l'alibi che la politica non doveva entrare, come se Chicchi fosse nato sotto uno strano cavolo con porpora in testa. Occorre una fortissima ricapitalizzazione che la Fondazione forse non sarà in grado di erogare da sola, le paure di ingressi stranieri diventeranno certezze necessarie, La cosa che fa incazzare che al pari dei Piloni della vergogna, sulla vicenda sia stata imposto un preoccupante silenzio, la cosa che c'interessa meno sono eventuali azioni giudiziarie, siamo stracontenti per un professore assolto dopo anni di gogna, figuriamoci se incitiamo alla violenza processuale, conosciamo benissimo il tritatutto, sorge sempre il dubbio che non sia per niente uguale per tutti, senza volere approdare ad argomenti cari al Cavaliere, le controprove sono a portata di tutti. Aureli con troppa delicatezza lancia un segnale preciso chiedendo che si cambi la dirigenza dell'istituto, inserendo gli azionisti, quelli che rischiano i capitali, proposta che sposiamo, solo soggetti diversi possono coniugare prospettiva e trasparenza, in questa vicenda i riminesi, come nel Palas sono parte lesa, hanno diritto di sapere di più e se il tema di fondo sono le insolvenze e non la pulizia dei locali, è doveroso far conoscere a quanto ammontano e soprattutto le cause scatenanti. Non parliamo di famiglie impossibilitate ad onorare la rata del mutuo ma di impieghi per grandi e noti, il Pidielle usa lo stesso metro dei Bagnini, almeno il centro-sinistra ha la scusa che non conta niente, Lombardi asseriva che la politica non doveva entrare, Vitali ha sempre pensato che la Carim fosse un bancomat, la Città non è solo fatta da strade vecchie, marciapiedi  fatiscenti, rotonde che fanno girare le palle, chi si candida per amministrarla deve dire chiaramente cosa pensa di fare, oltre ai laghetti, se intende dipingersi sul sentiero di guerra contro la politica che divide la città tra fortunati estratti alla lotteria delle varianti e sfigati che per avere un permesso devono aspettare la vecchiaia. L'unico candidato che ha affermato una discontinuità è stato Fabio Pazzaglia, il suo contorno non sembra dei più affidabili.