lunedì 10 settembre 2018

In assenza di fascismo

Ieri il Comune antifascista "in assenza di fascismo", se non in "tracce" come si dice in analisi di Laboratorio, ossia formazioni politiche, con percentuali sotto lo zero, ha fatto cancellare dall'Appaltatore Unico dei lavori archeologi locali, se possiamo dire così per ischerzo e non con fini diffamatori, tal ditta Arte... (s'immagina a titolo gratuito, considerato i quattrini che detta ditta becca per lavori per me inutili come portare alla luce i resti di una piccola porta urbica, per la modica cifra complessiva a vari soggetti di un bonaventuriano milione, porta galliana), dicevo ha fatto cancellare im-me-dia-ta-mente una scritta "Rimini antifa", imbarazzante nel testo e nel colore (rosso), vergata nell'antica pescheria da mano ignota ma forse oggi parrebbe sia già stato scoperto l'autore. Due considerazioni telegrafiche. Questo piccolo fatto avviene in un contesto particolare: sabato la città ha visto una manifestazione politica da parte di Forza Nuova, come a Rimini non se ne vedevano direi da decenni e questo potrebbe essere un'anticipazione del futuro, visto lo stato sofferente del Paese (ecco si potrebbe dire; questo è il populismo). E non è detto che la cosa abbia soltanto aspetti negativi, specie quelli ovvi in relazione all'ordine pubblico. Ossia in relazione al fatto che le persone tornino a esprimere disappunto (anche se la cosa come si può ben capire presenta anche molte controindicazioni e rischi), in modo pacifico ma sentito, a prescindere dal colore politico che nel caso personalmente non condivido e non come accade da anni ormai solo per manifestazioni "istituzionali", quasi un ossimoro: 1 maggio etc. Aggiungo: scritte sui muri e manifestazioni di piazza che in passato si chiamavano anche "tumulti" e si sono articolate nei secoli su vari e diversi livelli fino a diventare scontri o rivolte etc.: dal gruppuscolo che urla "no licenziamenti" alla guerriglia urbana, alla rivolta che prelude al colpo di stato. Stesso discorso per le scritte sui muri attestate già in epoca romana repubblicana a scopo-politico! Anni '90 un libro divertente ha raccolto quelle nei bagni pubblici poi tante pubblicazioni se ne sono interessate. Le città negli anni '70, secolo scorso, erano completamente imbrattate di scritte politiche. Lo stesso durante il regime fascista e la stessa Rimini lo era e chi veniva colto a farne era arrestato o anche peggio. Ricordiamo nella Roma papalina la mitica figura di Pasquino, dunque come si dice non c'è mai nulla di nuovo sotto il sole. Venendo alla scritta antifa: la pescheria, originale e non insignifichicante architettura di due-tre secoli addietro, fino agli anni '60 era usata per il suo scopo originario: vi vendevano pesce. Recentemente in fase di esagerata, esasperata enfasi sui beni culturali, quasi sempre interessata da parte di chi ce magna, è stata "monumentalizzata" anche se utilizzata per i mercatini invernali e piena di piccioni e quello che essi poi fanno per le loro comprensibili, sacrosante quanto malviste necessità fisiologiche. Ora il Comune cancella is-tan-ta-nea-mente una scritta che mette in cattiva luce gli antifascisti, chiunque l'abbia fatta. Mentre lascia per giorni, mesi scritte in Nero, talora incomprensibili o deliranti. "Prima che il colore penetri nel marmo": mai sentito dire! In conclusione due metri due misure come sempre, una parte politica che tenta di indirizzare la pubblica opinione su temi politici e avendo le chiavi del Comune ha tutti i mezzi per farlo. Io credo che se anche non fosse intervenuto questo... "118 delle scritte" non sarebbe morto nessuno se detta brutalizzazione dei banchi della vecchia pescheria fosse rimasta qualche giorno, eppure... una scritta che metteva in cattiva luce antifascisti è stata rimossa alla velocità della luce! Di più: la scritta politica e non come detto fa parte della nostra civiltà, ha una sua dignità sociale e letteraria, fiumi d'inchiostro sono stati versati recentemente su questa tipolgia di componimento sui generis che ci accompagna dalla notte dei tempi e presenta anche aspetti molto interessanti sotto molti e molti profili e non può nella maniera la più assoluta a mio parere essere valutata come mero danneggiamento monumento (sempre da condannare, certo). Ma ricordiamo che insozzare un monumento si presta a manipolazioni, come cercare di attribuirne la paternità alla parte avversa come dire scrivere... "Viva il Duce" in tinta nera da parte di antifascisti sulla Fontana di Trevi, 
esempio, In foto sopra vedesi una scritta non politica che mi ha colpito, tanto che l'ho fotografata qualche gionro fa.
 Zobeta