sabato 14 settembre 2019

Donald Trump

La nuova Commissione Europea odora di vecchio. Il quartetto dominante, al di là di qualche sfarfallio, è composto dai potenti di prima. L'olandese Timmermans, la danese Vestager, il lettone (sic!) Dombrovskis e la Von der Leyen, pupilla della Merkel, eletta con i voti determinanti dei grillini. Quelli che volevano referendare per uscire dalla gabbia. Il Cardinal Conte, nel suo risibile discorsetto, ha chiesto la modifica del patto di stabilità. I duri dell'europeismo e dell'antisovranismo stanno ancora ridendo. L'Italia contava poco prima, niente adesso, con la inutile delega (decurtata) a Gentiloni. Rimarrà però il punto d'approdo preferito per i falsi migranti. Il rapporto con l'America di Trump sarà l'inesplorato tema del quinquennio europeo. Lo accennavo in un precedente articolo, spinto dalla lettura di un intervento di Bruno Sacchini. Una delle (poche) menti scomode rimaste in città. Le altre le sparano con il Psbo. Non sarà Putin o la Cina o la fuga del Regno Unito, questioni importanti ma che, alla fin fine, hanno ottenuto il risultato di compattare i ranghi della Ue. Bensì il rapporto con gli Stati Uniti di Donald Trump, che ha ancora un anno e mezzo di presidenza, a cui sicuramente ne aggiungerà altri quattro. America First non è la traduzione yankee del Prima gli Italiani? Dove è finito l'imperante slogan, dopo il dramma delle Torri Gemelle, del siamo tutti americani? Diciotto anni sono una enormità per la politica moderna. Ve lo ricordate come la stampa "democratica" ha accolto la vittoria di Donaldone? Non vi sembra assonante con la vittoria del Truce? La differenza la fa il sistema americano. Chi vince piglia tutto. I nostri reazionari vogliono ritornare al proporzionale dopo decenni di dibattiti. La vittoria spudorata dell'antico regime. Chi ha proposto Conte? 
M.Lugaresi