lunedì 16 dicembre 2019

Tra Prosa e Poesia

Quale umanità osò In questa stanza senza sale. Grande come pare, come mare, sì certo, potevamo annegare avvinti in un abbraccio sodale. È tutto virtuale? Fanciullezza a dissodare. Quattro ciottoli e sabbia per fuggire. Un miraggio che si spegne davanti a chi tuona prepotente. Ho difeso senza arnesi, tanto dolore poca cosmesi. E quando non riuscivo a respirare ho scansato il naso, è un dato caro amico disperato: se esci bisogna che ti lavi! Adesso che son riuscito nell'intento ed è svanito il turbamento, con l'elmetto ben serrato, siam riusciti, abbiamo superato. Attraversato quella "terra di nessuno" che insiste solo sui campi di battaglia, l'altra vanta già diritti. È dei grandi e dei potenti, sei qui e lo insegni, lo rappresenti. Col tuo respiro che riprende, il volto, il bianco che svela lo scuro con uno squarcio orizzontale, sbocci come la calla piantata dalla madre. Mentre mi confermi che andrai a casa, aggiungi che non ce l'hai in fondo dove andare. La tua casa allora ti dico essere la mia. Chiamiamola pur insieme: libertà!
R.Urbinati
PS. Foto. Larghe, larghe intese?