domenica 2 agosto 2020

I Bivacchi

In questi giorni si moltiplicano le lagnanze e si invocano interventi per la presenza di persone che bivaccano nei parchi o in altri posti pubblici. Le proteste sfociano inevitabilmente nella richiesta di allontanamento. Il problema è diventato sociale ed è destinato ad aumentare se si pensa alla crisi occupazionale e a quella già presente in passato di chi, per altri motivi, ad esempio le separazioni nelle famiglie, è costretto a vivere nelle proprie autovetture. Chi è del posto e può contare sull’aiuto di parenti ed amici è fortunato perché trova sistemazioni, anche precarie, ma chi è venuto da fuori ed è solo, senza una casa e senza possibilità economiche può rivolgersi alle associazioni assistenziali, pubbliche e private, che tuttavia sono al collasso per i numerosi interventi. Chiediamoci cosa possono fare le Forze dell’Ordine in questi casi. Possono invitare a tornare a casa chi una casa non ce l’ha ? Possono invitare ad andare in albergo chi non sa come pagare? Vivere accampati in un parco o ai margini di una casa costringe a soddisfare i propri bisogni, di ogni tipo, dove si può cercando magari di non dare spettacolo ma mortificando inevitabilmente la propria dignità. Cosa si può fare ? Ognuno può avere la propria soluzione ma pensare, ad esempio, al carcere, non è possibile anche per l’affollamento che hanno già quei luoghi e poi qual è la colpa? Ritengo che il problema debba essere risolto da chi governa le città creando più zone e ricoveri attrezzati, con acqua, corrente elettrica e sevizi igienici (oggi alcuni pasti sono consegnati anche da Organizzazioni umanitarie) Anche per i “nomadi” ci sono disposizioni regionali che obbligano a creare luoghi di accoglienza. La Caritas e altre Organizzazioni simili hanno esperienze che possono guidare scelte inevitabili. Credo che in tal modo chi controlla e vigila può indirizzare i bisognosi perché oggi “allontanare” vuol dire solo “spostare” .
Alcide Tosi Brandi