sabato 1 agosto 2020

Per la Precisione

Più di 200 miliardi, 209, ad essere precisi. A tanto ammontano le somme che il Recovery Fund o più correttamente: Next Generation Eu, approvato dopo quattro giorni di serrate trattative in sede comunitaria, destina all’Italia, 209 dei 750 miliardi complessivi del piano. Fanno quasi il 28%, non una quota indifferente, tanto più che nella proposta originale della Commissione non si andava oltre i 170 miliardi, che dunque lievitano di quasi 40. Una pioggia di denaro, verrebbe da dire. Ma è veramente così? Il 60% del Recovery Fund sono prestiti, dei 209 miliardi, ben 127 sono pensati come prestiti. Più del 60% delle somme arriveranno dunque sotto forma di finanziamenti, i quali fino a prova contraria, che non arriverà mai, devono essere restituiti. A tassi sicuramente bassi e magari su una prospettiva di lungo termine, ma andrà restituito. Il resto della provvista stanziata dal Recovery Fund entra dunque del conto delle risorse “a fondo perduto”? Giuseppi, il naso vaticano, si allunga. L'Ue non dispone ad oggi di risorse proprie immediatamente destinabili allo scopo, né, per precisa disposizione dei trattati, controlla una banca centrale che possa finanziarle al bisogno. A tassi sicuramente bassi e potremmo, fossimo di Repubblica, chiamarli Eurobond. Prima o dopo andranno rimborsati. E come? Le strade sono due: la prima è quella rappresentata dai contributi degli Stati membri, che vedono l’Italia da tempo in posizione di contributore netto, versiamo più di quanto riceviamo, in media per 5 miliardi l’anno. L'invenzione di Prodi ci ha penetrati più di quanto Il Sole x 24 Ore possa mostrare. A Zerbini scomparso dai social radar, non l'hanno comunicato nelle sue splendide colazioni europee. La seconda soluzione è quella di dotare l’Ue di risorse proprie. Non esiste un Draghi che lo farebbe. E poi servirebbe solo al paese dei barboncini e trolley per migranti. Il Consiglio Europeo ha parlato di nuove imposte, in un paese in cui il Pil ufficiale pubblicato dalla stampa cortilizia è in calo pauroso, quello vero è peggio. Le risorse a fondo perduto, non esistono, invenzioni di Casalino. Termino: l'accesso al Recovery Fund sarà infatti vincolato alle riforme che uno Stato membro si impegnerà a porre in essere, in special modo per i criteri della coerenza con le raccomandazioni specifiche per paese. Riduzione in termini nominali della spesa pubblica primaria netta dello 0,1% nel 2020″, chiedere al sistema sanitario nazionale di utilizzare entrate straordinarie per accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/Pil” ed infine non tralasciare un ulteriore giro di vite sul sistema previdenziale, al fine di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica. Termino, non voglio rovinare ai fans di Gnassi, con l'assistenza sindacale della Confcommercio riminese, la settimana dedicata all'alcol e le sue derive sociali. Non si possono interrompere momenti di intensa concentrazione sui veri problemi della Città. E pure con pochi euro, potevate salire sul Tram di Santi e vedere come fanno a Riccione ad essere pieni. Nonostante il Carlino.