domenica 23 agosto 2020

Lettera d'Amore

Alla mia città. Oggi mi è successa una cosa molto brutta: ho dovuto cacciare di casa gli ospiti che avevano affittato il mio appartamento per le Vacanze estive. È stata davvero una brutta sconfitta, mia in primo luogo, certo, ma anche della città in cui vivo, lavoro e coltivo i miei affetti più cari. Ero molto arrabbiato questa mattina: per la terza volta in un mese stavo ospitando persone che avevano prenotato per quattro e ci dormivano in sei, sette, oggi in otto, più il cane non dichiarato. Da persona sanguigna so che provo una rabbia violenta, che tuttavia, tanto velocemente è divampata, altrettanto velocemente in un amen è scomparsa. Quindi ora mi assumo la responsabilità di ogni singola parola scritta pubblicamente. La mia riflessione mi ha portato a pensare che sarebbe facile attribuire tutta la responsabilità delle cose che non vanno a chi ci amministra: è vero che la tanto declamata Capitale del turismo di fine Ottocento ormai non è più nemmeno un ricordo, perché oggi c’è chi si fa vanto di aver avuto il coraggio di spendere in opere che non si vedono (le fogne), e che non sappiamo nemmeno se funzioneranno, e perché hanno lasciato marcire le Colonie a mare, come la Bolognese ad esempio (massacrata nella propria identità, cioè hanno smurato gli architravi in laterizio), perché non bastano e non servono le Cartoline di Cattelan, e un autobus che chiami “Metropolitana del mare”, un filobus. Sarebbe davvero un gioco troppo facile dire: lo dirai a uno che non ha mai letto una sola pagina di urbanistica che quella rampa di lancio (per la merda in mare) si può definire piazza, qualcuno ha mai visto una piazza a gradoni in salita che taglia in due il lungomare di una città già divisa in due dalla ferrovia? Già, perché non basta una fontana per definire un “luogo” piazza. Un luogo è uno spazio di relazioni che assolve il proprio compito quando favorisce le relazioni. Ma lasciamo perdere. Non è questo il punto. Diciamo che chi ha amministrato negli anni la città (e non solo recentemente) non si è espresso al massimo, però poi ci sono i cittadini, gli imprenditori, le realtà economiche che contribuiscono a definire l’identità di un territorio. I nostri nonni, bisnonni a volte, uscivano da un paio di guerre mondiali, avevano un grado di istruzione molto basso, però avevano anche una fame buona: la voglia di rialzarsi, di costruire un futuro per le nuove generazioni, erano disposti a sacrificare le proprie abitazioni e le proprie abitudini. Non ricordo una sola persona ospite nella pensione dei miei nonni che non abbia ricevuto un pasto cucinato con cura dalla nonna. E invece oggi? Si gioca al ribasso: se tu chiedi cento, quello chiede novantacinque. Molti di quelli che potevano studiare (non perché devo fare il figo, ma perché apre la mente, che spesso i migliori sono quelli che avevano fame, e non vado oltre) si sono accontentati di cambiare automobile ogni anno, lasciando che il degrado avesse la meglio, lasciando così una città che ogni anno perde qualche pezzo. Qualcuno si è fatto un giro a Marina Centro? Dai. Allora siamo passati da Capitale del turismo balneare di fine ottocento, a Capitale del divertimento degli anni novanta, e che oggi le discoteche fanno letteralmente schifo non lo dico io, lo dicono quelli che negli anni novanta facevano “la discoteca”, ordinavano il vinile per telefono, no le chiavette già mixate (non prendiamoci per il culo), dicevo: oggi? Rimini è Capitale di cosa? Perché abbiamo turisti che si ammassano negli appartamenti, portano le birre da casa alla Molo e per la notte Rosa. Qual’è il nostro target? Chiudo, io ho ospitato persone da tutto il Mondo: attori, scrittori, fotografi, sportivi, docenti universitari, ricercatori, chef, giovani e anziani. Io ho cercato di offrire loro un servizio dignitoso, loro hanno condiviso con me una riflessione, un ricordo, un sorriso, uno sguardo. Però ad essere sinceri io li ho selezionati in qualche modo, mentre in questo mese in cui ho allentato le maglie (Covid, boh) ho avuto modo di toccare con mano quanto questa città avrebbe bisogno di Riminesi migliori. 
#rockdown non è solo Vasco Rossi. Con Amore, 
Nicola Polverelli