sabato 19 marzo 2011

Una Breccia

Al cospetto del discorso di fine mandato del Sindaco, lanciato profittando del 150° compleanno di un Paese che li dimostra tutti, è lecito assumere due atteggiamenti. Il primo, vero ed istintivo è di mandarlo a ...possibilmente in nutrita compagnia, l'altro più meditato sul piano politico, violentando un termine quanto mai inadatto al personaggio, impone un'analisi non stimolante sul disastro combinato. Il ragionamento che spetta a persone che lo hanno conosciuto e visto all'opera nelle corsie di Palazzo Garampi e Sale Collegate riguarda la difficoltà di attribuire al Medico prestato una precisa collocazione nel pur variegata offerta partitica. Lo abbiamo ascoltato emettere discorsini adattabili al Meeting, Don Benzi, Feste dell'Unità ed Amicizia, che lo hanno proiettato in alto nella scala delle preferenze, non a caso è stato citato dal Time Carlino come Sindaco dell'Anno senza la necessità di assumere una posizione chiara sui problemi affrontati, vizietto diventato poi endemico. In quel momento aveva la Città nelle mani, poteva fare a meno dei partiti e di Melucci, i risultati che ha avuto la faccia tosta di ricordare sono la fotografia di Rimini che ci lascia, piena di supermercati vuoti, senza una strada terminata, dopo avere sprecato 600 milioni in manutenzioni da rifare. Le rare opere concluse, comprese quelle che forse non inaugureranno mai, sono state eseguite anche male, fuori dal suo controllo. Un autentico Re Mida all'incontrario, ha ereditato un Teatro cantierabile, trasformandolo in obbrobrio progettuale, pieno di vignette satiriche. Saltando come un grillo nel suo bignami di legislatura è arrivato alla conclusione, giustificando l'oscenità urbanistica definita Strutturale come un regalo ai cittadini riminesi, con l'aumento di sicurezza e ricchezza. Cosa abbiamo fatto per meritarci anche questo, stavamo meglio con il Papa