mercoledì 9 aprile 2014

Quattro Fasi

A volte credo che per spiegare la tragedia Rimini, servirebbe un autore teatrale che sappia sintetizzare quali sono state le cause. Vedrei bene la premiere nel salone delle feste del debito al Palas, arredato per l'occasione magari con la pacchiana modernità anni 70. Grandi specchi sui pilastri e pareti, completata con moquette da ogni parte, ricoprendo i preziosi, inutili pavimenti di marmo cagnoni. Sarebbe costato molto meno. Il tipico esempio che, con poco, si dava la sensazione della modernità. Ambienti che hanno caratterizzato un vero marchio di fabbrica, da cui prenderà forma quella matrice culturale degli ultimi 50 anni. L'idea folle che non ci ha più abbandonato: i riminesi erano stati bravi. In realtà si è trattato solo di una serie di circostanze fortunose. Prima di tutto una spiaggia favolosa, la culla del turismo di massa. Tutti avevano comprato l'utilitaria e l'autostrada finiva a Rimini. Siamo diventati, grazie alla Nato, che Gambini e Piccari andavano a contestare, gli unici concorrenti per il turismo aerotrasportato. Le deboli località spagnole erano sconosciute per noi. Perchè Rimini abbia subito nel tempo, una sorte peggiore dei comuni vicini, è dovuta alle dimensioni del capoluogo. L'immigrazione dall'entroterra ha trovato risposte lavorative direttamente nell'amministrazione comunale ed in tante aziende pubbliche, creando una sorta di zoccolo duro ideologico di sinistra che ha inciso fortemente sulla selezione della classe politica. Un quadro politicamente peggiorato dall'arrivo alla ribalta politica di tanti sessantottini. Per dirla con una parola ancora comprensibile, fondamentalmente non capivano un cazzo. A differenza dei vecchi amministratori post bellici che, non va dimenticato, erano partiti da una città distrutta. L'equilibrio che si è formato è stato al massimo ribasso. I nuovi amministratori per anni hanno giocato ai puri e duri nel bagno di casa, nel contempo per legittimarsi all'esterno hanno permesso le peggiori oscenità. Per chi in quegli anni non c'era, significa che mentre gli storici Diotalevi e Ceccaroni facevano le prime circonvallazioni e depuratori, i fenomeni da Cappelletta, privi di un progetto politico, erano supini al cospetto di una classe imprenditoriale tra le più bieche ed ignoranti. Concedendo, regalando quello che chiedevano, con contropartite misere, il riconoscimento del buon...comunista. Tutto è rimasto com'era, quando la richiesta era pressante, si variava la già insufficiente pianificazione territoriale. Con questa manfrina fatta di mille accordi scandalosi, siamo arrivati alla...crisi. Sono spariti i tantissimi soliti noti, altrimenti si sarebbe proseguito con questo andazzo. Il Chicchi delle chiacchiere forbite, il professore pduppino, sempre pronto a concedere lezioni di moralità, è stato l'autore consapevole del peggiore strumento urbanistico della Città. Lo ha aiutato inconsapevolmente, Gambini, sempre troppo impegnato a specchiarsi. Non c'è bisogno che mi rivolga solo ai pari età, ma qualcuno si ricorda dei Cento Turismi di chicchiana stupidità? O il destagionalizzare l'attività balneare con infrastrutture che hanno decretato un default finanziario e gestionale? Le grandi opere sono frutto malsano di quel periodo, il più florido turisticamente, il più cretino politicamente. Chicchi ha rappresentato la seconda fase, quella succeduta alla prima grande ed irripetibile del dopoguerra. La terza si può definire, antropologicamente, quella dei dinosauri alla Melucci. Ho creduto, avendo trovato un partito della sinistra mai così confacente ai miei desiderata, di riportare il cammino sul sentiero di una riqualificazione urgente della Città. Provvedere se non alla cancellazione delle patacate chicchiane, almeno ad una riduzione del danno provocato. Vi faccio un esempio: Chicchi e ..Cagnoni avevano approvato il progetto e la collocazione della Nuova Fiera  senza la...viabilità. E' costata 50 milioni, siamo ai primi anni 2000. C'era stato l'innesto dei margheritini, zii paterni di Fonzie, sempre democristiani di terzo e quarto ordine, i migliori erano ad ossequiare il potente Berlusconi. Dodici anni, i più importanti ed decisivi per la nostra Città, sprecati con Ravaioli, maledettamente abile a farti vincere, ma una disgrazia amministrativa. Si era contornato di due badanti, la migliore era Melucci, ma si fidava più di Arlotti. Lo hanno preso per la..rotatoria. Ho raccontato queste fasi usando la prima persona, molte le ho vissute, altre le ho patite. Sono forse l'unico che ha potuto vivere da protagonista le due repubbliche viste dalla Riviera di Rimini. Imparagonabili, a dispetto delle sentenze della..magistratura italiana. Diventata poi, quasi tutta, un pezzo di casta politica intoccabile. Le sempre più confuse ideologie fecero crescere a dismisura, quell'immenso sistema di potere che metteva insieme maggioranza, minoranza politica e rappresentanze economiche. Il germe delle 89 presto 90 varianti. La primitiva scusa, comprensibile, era il Prg Chicchi pieno di errori (voluti), poi dopo un corretto allenamento, qualcuno ci prese gusto (?). Gnassi rappresenta la quarta ed ultima fase. Avrete capito cosa ci aspetta dopo di lui. L'alternativa è tra fallimento contabile o politico, io propendo anche per l'aggiunta di quello penale. Il Taglianastri ha ereditato dai suoi mentori i peggiori vizi e la presunzione di capire tutto senza concedere niente agli interlocutori, disegnati come volgari rompipalle. A questi abitini, aggiunge un dato tutto personale: pavidità, sconfinante nella fuga dalle responsabilità e dai consigli. E' come se un dipendente si rifiutasse di recarsi al posto di lavoro. Come si dice ormai anche nel suo Lungomare, sotto la brutta giacca a quadroni, neanche....troverebbe qualcosa. Lo so l'ho fatta lunga, la colpa è mia non devo più andare ad ascoltare quello che non dicono nei Consigli Comunali. Ripenso sempre, da vecchio, che nel giugno del 1975 mi misero a sedere vicno ad ..Accreman. Il mio posto l'hanno dato a ...Mancini, non so se in affitto o comodato. Per farvi un esempio pratico e lampante, proprio in queste ore Gnassi riafferma che il futuro della città sta nei master plan e nel piano strategico, ma a capo di questa organizzazione c'è un certo Signor Ermeti, che oltre ad essere passato con la massima nonchalance dai grattacieli di Melucci ai birrifici di Gnassi, era quello che da Presidente degli albergatori aveva fatto tappezzare la città  con rendering per rappresentare il rinnovamento dello spirito di Rimini dai tanti Cocco Beach. Provate andare a chiedere alla dipendente Rinaldis qualche manifesto lo conserva.. con cura.