In questi ultimi 10 anni le radio, le TV e i giornaloni, sono pieni di commentatori da salotto, a libro paga dei vari editori pubblici o privati. Tutti ricordiamo le prolusioni infinite e le telecronache minuziose che raccontavano del Covid, in attesa degli editti notturni di Peppy Conte, suggeriti dal fido Casalino. Gli infettivologi, i veterinari, i farmacisti e supposti esperti, amici degli amici di Fazio, imperversavano sui media per informare e/o terrorizzare il popolo sugli effetti mortiferi del morbo e sulla bontà dei vaccini Pfeizer. Nessuno nega la gravità del momento. Parimenti doveva essere raccontata, per corretta informazione, che gli effetti letali sono stati anche provocati dalla vigile attesa, da una sanità impreparata ad affrontare una pandemia che era prevista e documentata su diverse riviste scientifiche o congressi medici. Siamo di memoria corta e il nostro popolo è il più anziano e rassegnato della terra. Abbiamo già dimenticato lo scandalo della gestione Arcuri, sostituito, come Cadorna dopo Caporetto, dal generale degli alpini Figliuolo. Chi tira le fila è sempre pronto ad insabbiare tutto come è successo per il caso Palamara e presto, presto, per i sacchi di soldi da Doha. I pifferai magici, le ancelle del regime i “guardiani” della Costituzione sono sempre gli stessi. Prima raccontavano del covid, ora esperti di strategia e di evoluzione militare, dissesti idrogeologici ed effetto serra. Personaggi pagati per dire le loro verità, piuttosto discutibili, seguendo il solito copione scritto da una sinistra fatta di sistemi collegati, lobbisti e “facilitatori” legati ai poteri forti nostrani e no. Evviva il pensiero corretto politicamente. Guai ad essere fuori dal coro. Nel caso diventi subito un “fascista” o un destrorso eversore dell’ordine democratico. Sono persone che dimostrano di essere fedeli servitori del “padrone”, ma ancora più grave e riprovevole è la posizione morale di chi li paga. Ora è la volta dell’Ucraina e dell’inflazione causata in larga parte dal costo dell’energia. Siamo in una bolla mediatica ed un sistema che passa attraverso Monti per arrivare a Draghi che ci costringe a credere perfino agli asini volanti. Insomma siamo alla mercè di una informazione manipolata, veicolata, non libera. I commentatori da salotto, quelli che non hanno mai abbandonato i loro comodi divani, più avvezzi a frequentare il bel mondo e i circoli alla moda, ci raccontano che i soldati russi sono senza scarpe, non hanno cibo, mancano di munizioni, hanno finito le scorte di missili e che si stanno trincerando, perché temono una offensiva ucraina sul loro territorio. Nel dicembre del 1942, i Russi attraversarono il fiume Don gelato e sfondarono le linee nemiche accerchiando l’esercito italo-tedesco. I sovietici avevano ammassato sul fronte ben 5 divisioni e con quelle lanciarono il loro attacco. Forse gli esperti commentatori potrebbero leggere qualche libro di storia in più e sapere che le offensive si svolgono anche in inverno, quando i cingoli dei carri non affondano nel fango e che sono precedute da un intenso lancio di razzi katiuscia per indebolire e distruggere mezzi, infrastrutture e fiaccare il morale dei civili e dei combattenti… la storia insomma a volte si può ripetere. Lo ha ricordato il compagno/amico Peppone, sindaco in pensione.P.S.
Il fiume Don si trova a pochi chilometri dall’attuale confine ucraino
Don Camillo