sabato 15 aprile 2023

Contenti Mai

Brutto periodo, destinato a durare, per la propaganda Pro Pd. A chi vendete le poche copie di Repubblica e della Stampa, se nemmeno gli juventini leggono il giornale torinista? Sono quindi costretti a "sparlare" della Meloni, non potendo parlare bene della Schlein. Una delle figure più tristi e vacanziere che, venti anni di piddismo, ci hanno mostrato. Eppure nella assortita fauna democratica ci sono alcuni esemplari da proteggere nella comica diversità. Anche Prodi prende (mugugnando) le distanze. Ha cancellato il brevetto del partito. I due giornali della (larga) famiglia che, per comodità fiscali, paga tasse in Olanda, si mostrano soddisfatti del sostegno (draghiano) oltre ogni aspettativa che la Giorgia Meloni ed il suo Crosetto, offrono all'Ucraina. Che vada a rinvigorire il nostro debito è solo antica coincidenza. Il turbo-atlantismo offerto, secondo i maestri della democrazia giornalistica, non basta, La Meloni deve rinnegare qualsiasi contatto o sentiero, vicino alla Via della Seta. Lo chiede/ordina Washington. E' sufficiente per compilare un altro pizzino minaccioso verso il governo. Non possono investigare il loro partito, diviso in correnti che potranno sfociare in due partiti dell'8 x cento. Il pizzino minaccioso inviato dal più occidentale mainstream nazionale è chiarissimo. Il comunismo (fuori tempo) di Conte, aveva concesso al leader cinese, la firma sul memorandum della Via della Seta. La Cina allora era più vicina e lo stesso Gnassi, ambasciatore del turismo nostrano, la visitava, invitando miliardi di cinesi a viaggiare verso Rimini. Tra un supermercato (amico) e l'altro uguale, ha realizzato i monumenti colloquianti, ma solo di sera. Dovevano essere l'attrazione fatale per cinesi e russi. L'abbandonata bandiera palestinese, nella coreografia felliniana, sventolava in faccia al Carlino, diventato, forzatamente, arcobaleno. Il giornalista de La Stampa, precisa che l'America è però soddisfatta della corrispondenza amorosa con la Giorgia. Lei sa dove sono ambientati i films su Moro.
massimo lugaresi