Il sindaco Sadegholvaad è politico ed amministratore di lungo corso. Ha avuto la “fortuna” di incontrare e frequentare la gente che conta. I suoi “maestri” sono stati il prof Fabio Zavatta, già vice sindaco nella giunta "ribaltone" democomunista di Giuseppe Chicchi, ma soprattutto e tutti, dell’inarrivabile Ermanno Vichi, soprannominato nell’era della defunta DC, il “Cardinale”. Da loro ha imparato l’arte del mimetismo e dei silenzi. Apparire, scomparire e la frequentazione dei “caminetti” che contano. Nella sua lunga carriera di assessore, non si ricordano battaglie eclatanti. L’unico acuto fu il trasferimento del mercato ambulante. Voluto dal compagno di scuola, poi eletto Principe di Rimining, al secolo (suo) Andrea Gnassi. Aveva “sognato” improbabili dialoghi tra castello, teatro e ponte, in un quadrante urbano che avrebbe portato, secondo il sogno felliniano, centinaia di milioni di turisti a calpestare il pavè cittadino ed in particolare le pietre d’Istria del Borgo S. Giuliano. Una città piena dei tendoni di Bottura e pietre attaccate ai “gioielli” di Cattelan. La candidatura a sindaco del nostro Jamil è arrivata, al solito, in silenzio, senza clamore né particolare impegno. Era il patto benedetto da Boccia, per “gratificare” Gnassi a Roma e l’altro “maestro”, il baffuto Melucciov, lui ha ottenuto i soliti spazi ed incarichi alla sua “corrente” riminese. La Petitti a Bologna e Juri Magrini, tentativo di un (comico) golpe, trasformato in una comoda poltrona, come vero sindaco di Rimini, dovevano dettare l’agenda politica. Poi è arrivata la sciagura Schlein. Ma questa è un'altra (brutta) storia. La proverbiale e silente armonia di Jamil si è spezzata di fronte ad un barbuto murales, ricoperto nottetempo di “biacca vigliacca” da mano ignota. Ha riacceso i “Ricordi di scuola “ della propria insegnante di storia dell’arte, avuta al liceo. Ha mostrato conoscenze di notevole interesse storico ed artistico, dimostrando che sono rimaste come segno indelebile nella sua formazione culturale. La biacca è stata interpretata come una rasoiata al Guernica di Picasso. Un vero attentato alla democrazia e alla libertà di espressione contro cui è stato dato ordine persino alla Digos di indagare per scoprire ed arrestare la “mano assassina”. Che l’opera fosse una provocazione è fuor di dubbio. Ha provocato la reazione di Montevecchi, cattolico reazionario e tradizionalista, inviso ai “preti democratici” e forse avrà urtato la sensibilità di qualche residente in zona ex Corso Umberto I, ora che il quartiere è diventato la via dell’intercultura cittadina, luogo di incontro e scambio fra genti di Paesi diversi e di differenti religioni (lì è sorta la prima Moschea riminese). Forse l’uomo barbuto che allatta poteva essere dipinto in altro luogo. Anche la Curia se n’è stata “zitta e bona”. Occasione persa per fare bella figura. NB
Se proprio vogliamo scomodare la Digos, si potrebbe utilizzare per scovare e stroncare le varie gangs che taglieggiano, minacciano e menano poveri ed indifesi cittadini sessantenni che vanno, imprudentemente, a spasso in piazza Cavour o sul Corso.
Don Camillo