martedì 13 febbraio 2024

Avvelenati



Linkiesta saluta il Festival del Pd, con un titolo che la dice quasi tutta: Avvelenata. La firma della sentenza è femminile e distrugge, come succede nelle ritirate belliche, quello che lasciano dopo venti anni di dominio assoluto. Ama, familiare abbreviazione del conduttore, è una loro (riuscita) creatura. Immagino già i titoli del Riformista Renzi, ormai una macchietta della politica. Come tanti ex giocatori si ritirerà in Arabia. Il suo tentativo di virare a destra è stato bloccato e, capita a tanti, anche nella mia città, fa l'antagonista canoro. Da noi si sono gettati sulla sabbia dominata. Dopo la lezione calcistica, impartita dall'Inter ad una debole Roma, ho guardato il Festival. A me è piaciuto. E' una industria che vende canzoni e pubblicità. Avevamo provato a Rimini con i Capodanni. Soldi gettati e markette a volontà. I giovani giustamente vincono, nel loro mondo. I cantanti veri usano ancora la voce, gli altri una coreografia spesso attraente. Il mio ottantenne giudizio è ininfluente. La rabbia biliosa esce dalle sponde democratiche. Pensavano che il loro impero, con il 20% (scarso) di partecipazione, fosse indistruttibile. La cancel culture alla rovescio sarà lunga. Geolier che canta ed incassa tantissimi voti con il meccanismo imposto, non è una novità. Definirlo martire del settentrione sembra una accusa "differenziata". Nella reprimenda di Linkiesta non poteva mancare la denuncia dei sentimenti pro-palestina che qualche cantante ha osato manifestare. Una invasione di campo intollerabile. Avete voluto la Schlein, pedalate per rincorrere. 
massimo lugaresi