lunedì 23 aprile 2018

Gianni Indino

Gianni Indino Confcommercio "assolve" le intemperanze dei giovani turisti in riviera fuori stagione "...portano soldi", dice. Quando fra Pasqua e l'inizio della stagione dei bagni gli alberghi sarebbero vuoti, vengono dall'estero per sport, vacanze, Pentecoste, etc., qualcuno si ubriaca, uno l'hanno sorpreso che correva nudo, qualcuno, per fortuna raramente, vola dal terrazzo con gravi conseguenze. E tuttavia per me quello è il turismo fra i migliori, forse non proprio da soldi ma buono, giovane, straniero sia quello giovanile sportivo sia quello goliardico. "Bevono", ma lo fanno anche d'estate. Quindi Giovanni mi trova sostanzialmente d'accordo in linea generale sulla questione e del resto fra pugliesi ci si intende, da Foggia al Salento... le orecchiette... il pane di Altamura, ah che meraviglia le Puglie abbiamo la stessa Weltanschauung. Non lo seguo su espressioni quali cito testualmente "combattere la piaga dell'alcool venduto a basso costo". E' l'alcolismo tout cour a essere una piaga semmai! Già un gestore di locale tipo "fiumi di birra", sosteneva tempo fa che sarebbe da impedire che negozi di alimentari possano vendere bevande alcoliche. Come dire il salumiere che vorrebbe vietare i porchettari col camioncino perché la porchetta non è molto salutare ("i grassi di origine animale sarebbero da evitare perché..."), lì costa meno, da lui costa di più, ergo se ne consumerebbe meno. E' una vecchia storia ormai che gira a Rimini sottotraccia la guerra fra gli spillatori di birra d'élite diciamo il pub dove ti siedi e ti ubriachi lo stesso ma spendi 5 volte e i minimarket bangla dove giovani e non comprano birra a basso costo in cui il Comune spalleggia i pub anche se l'assessorato sarebbe "al" commercio" e non "contro" il commercio. La vendita di alcool ai maggiorenni in Italia e in quasi tutti i paesi civilizzati esclusi quelli teocratici islamici è legale e da qualche anno non c'è neppure distinzione fra somministrare e vendere a minori, sono sanzionati amministrativamente ambedue, quindi cosa si chiede uno statuto speciale per Rimini? Certamente soprattutto a causa della crisi vi è in atto un cambiamento dei costumi sul consumo di alcool. Giovani squattrinati cercano di risparmiare, non possono permettersi come i più adulti di imbriacarsi nel locale di... Turchetti. Il fenomeno era presente anche in passato, rammento in gioventù che il sabato sera si integrava andando a comprare superalcolici al generi alimentari. Il fenomeno riguarda perlopiù maggiorenni, anche se in mezzo c'è anche qualche minore che comunque si ubriaca per lo più nelle discoteche all'aperto molto ben note a chi di dovere. Io credo che loro, questi ristoratori, birrai, vinai, debbano accettare il Mercato che uno si possa comprare la birra dove gli pare e non invocare la chiusura dicendo "per il bene dei giovani" ma intendendo "pro domo mea". L'alcool è già gravato da accise come sappiamo, e le accise servono anche a controllare i consumi come per esempio avviene per il tabacco ma non si può affermare che l'alcool consumato seduto e pagato 10 faccia meno male di quello consumato dove ti pare e pagato 2 o che un aumento del prezzo per contenerne il consumo debba andare a beneficio di una categoria. Non spetta comunque a chi ha interessi in materia invocare norme ma eventualmente a chi si occupa di etilismo e al legislatore nazionale ed europeo. Il riferimento penso dovrebbe essere la normativa europea in materia e non gli interessi economici di una categoria insidiata da un'altra. Tra l'altro Rimini ha una forte vocazione "etilista" come dimostrano le tante feste a tema "embreacamose" e i tanti locali open air che marciano ad alcool, sagre, feste con benedizione quando non organizzazione diretta comunale, birra & salsiccie etc., sicché semmai sarebbe quella eventualmente da contrastare o limitare ma la questione delle bevande alcoliche come si sa è una vecchia storia di difficile soluzione già gli inizi del secolo scorso hanno conosciuto proibizionismo in vari paesi.
 M. A.