mercoledì 27 febbraio 2019

Rosso Porpora

Diffidate di Zingaretti, del rosso porpora e di partito. Matteo Renzi, il toscanaccio, non è stato mai simpatico. Troppo arrogante, borioso, supponente per uno che fa politica e la intende come servizio. Ma almeno ha tenuto il suo partito democratico solo nel nome, ad occupare posizioni e temi sociali in grado di attirare consensi e simpatie nell'area elettorale del centro. Ha cioè impedito ad ampie fasce di orientamento moderato, borghese e popolare di scivolare su posizioni estremiste e antisistema. Esattamente il contrario di ciò che accadrebbe con Zingaretti alla segreteria nazionale di uno sconquassato PD. L'attuale presidente della Regione Lazio rappresenta il ritorno all'egemonia della sinistra nel PD. Si configura come il tentativo di un ritorno di stampo dalemiano alla guida di un partito che ormai rappresenta il dichiarato punto di riferimento di gran parte delle gerarchie ecclesiastiche della Chiesa universale, anch'essa in profonda crisi per motivi che qui è inutile precisare. Zingaretti é la pietra tombale su un partito che, invece, potrebbe rappresentare l'alternativa credibile ai partiti sovranisti e populisti di questa complicata fase storica. Non capirlo significa per il PD essere destinato all'irrilevanza. Non è un caso che anche le recenti esternazioni dell'organizzazione regionale che sta nell'ambito della Caritas e le inusitate radicali prese di posizione della più alta rappresentanza dei Vescovi della Regione Emilia Romagna, stiano aumentando le simpatie ed i potenziali consensi nei confronti sopratutto della Lega di Salvini. Il che è tutto dire! Sono lontani i tempi in cui le alte gerarchie ecclesiastiche non ne sbagliavano una! In cui l'esperienza bimillenaria della Chiesa orientava le coscienze e le menti dei cittadini e degli elettori. Oggi sembra che tanti vescovi e numerosissimi parroci si siano bevuti il cervello, oltre all'innato senso di orientamento. Forse piu preoccupati degli interessi economici da salvaguardare per le onlus incardinate nel sistema dell'accoglienza, e dei bilanci di associazioni collaterali nelle quali confluiscono pelose iniziative giustificate da nobili fini sociali. Sembra dunque che il PD zingarettiano possa ricevere l'abbraccio mortale della sinistra, quella della supposta superiorità morale che mai si è dimostrata, oltre che delle gerarchie ecclesiastiche. Ripeto che quella superiorità morale non c'è mai stata. In sede locale, e per non andare troppo a ritroso nel tempo, ne abbiamo dimostrazione con i casi ancora irrisolti, a causa di un sistema inesorabilmente lento per non dire altro, che riguardano Aeradria, Tecnopolo e Aquarena. Delle gerarchie ecclesiastiche dovrei tacere per la mia condizione personale, ma non posso farlo per evidenti contraddizioni che interrogano ampi settori delle nostre comunità religiose. Infatti, come non capire il disorientamento di un popolo di cattolici sempre più lontano dai luoghi di culto e soprattutto dai suoi pastori? Un popolo che un tempo era indirizzato energicamente verso un partito egemone, ma in grado di ben rappresentare gli interessi delle classi medie, della borghesia e saldi principi di giustizia sociale. Ma che oggi si divide, e perciò diventa inesorabilmente ininfluente, tra il voto leghista e quello pentastellato, e sempre di meno orientato al voto a favore di Forza Italia. Ma di certo sempre più restio a seguire gli input di voto verso un PD che, per semplificazione e senza il detestato toscanaccio, é identificato come il peggior surrogato del vecchio PCI. Andate in pace, ma non illudetevi. Per molti saranno tempi ancora più bui dopo le elezioni europee ed amministrative. Il rosso, porpora e di partito, non è piu di moda. Lasciate Zingaretti a far danni in Lazio!
 Don Camillo