giovedì 25 aprile 2019

Niassi XIV

Niassi XIV… lo Splendente.  Sono ormai quasi 10 anni che il sistema tolemaico  riminese ruota attorno al nostro meraviglioso sindaco, un astro che si dice brilli di luce propria. C’è chi sostiene, invece, che la luce non sia tutta sua, ma che il nostro bel podestà l’assorba anche da diverse sorgenti. Il problema ora è che, dopo 10 anni e 2 mandati sindacali, il nostro “meraviglioso” non può essere riconfermato. Verrà a meno il sistema di potere costruito in questi due lustri? La corte dei miracolati cercherà ancora di giocare le proprie carte in una partita nella quale è in ballo il “pane quotidiano”? Certamente la via della ristorazione in un borgo che in questi 10 anni è diventato il “Borgo d’Italia” o il commercio dei tappeti persiani potrà rappresentare il futuro per alcuni. Per altri ci potrà pensare il gran ciambellano zio Melucci, ormai specializzato in TRC. Ci sarà poi chi andrà a dirigere la Coop delle Celle invece di fare la presidente del consiglio comunale (sempre che il nuovo ponte previsto sul deviatore del Marecchia non sbuchi in zona INA Casa) e qualcuno potrà ritirarsi ai Caraibi e godersi i nipoti e i risparmi accumulati in questi decenni di presidenza della Fiera (parliamo del potentissimo faraone Tutankagnon). Ma gli altri? Se il vento leghista del nord continuerà a soffiare, la capitolazione delle ultime roccaforti rosse è ormai segnata: l’Umbria, i comuni della Romagna e Bologna stessa rischiano di brutto e tante belle poltrone diverranno vacanti e appetibili per pochi. Chissà cosa tireranno fuori dal cilindro le menti grigie, le vere teste d’uovo funelliane che ispirano il nostro Conducator. Per avere più chances di essere rieletto al secondo mandato, i vari cardinali mazzarini, che tirano i fili del comando, si erano inventati la favola dei “poliziotti dossieratori” brutti, sporchi e cattivi, che avrebbero imbastito una rete di oscuri intrecci per danneggiare la riconferma del “figlio della Lella”: insomma, il solito sistema del complotto giudaico - massonico o il mito dell’immaginario nemico del popolo, da colpire sempre e comunque. In realtà tutto si è sciolto come neve al sole e i due servitori dello Stato sono stati pienamente reintegrati nelle loro mansioni con le scuse degli uffici e i vari (dovuti) trasferimenti. Occorreva all’epoca stendere una cortina di fumo e di veleni per neutralizzare il competitore più temibile, cioè il candidato pentastelluto. E come viene insegnato alla prima lezione alla scuola politica delle Frattocchie ai giovani Kompagni del mai morto PCI, compito dei “mazzarini” e dei kommissari politici è quello di scegliere il candidato nel campo avversario. Il movimento grillino è zeppo di ingenui entusiasti, ma anche ben infarcito di vecchi volponi della politica che nulla hanno da imparare e che sono alla ricerca di un bel posto al sole. Per loro vale più un impiego in politica magari in regione, a Roma o a Bruxelles, cioè ovunque pur di non esporsi nel difficile compito dell’amministrazione locale che renderebbe i limiti personali più evidenti, che un qualsiasi altro lavoro. Avere inventato la farsa delle due candidature grilline (con contemporanea foto sulle scale del palazzo del Podestà di Rimini) significava aver abboccato all’amo dei FRATTOCCHIONI ed essersi fatti abbindolare da vane promesse di improbabili incarichi prestigiosi. Il povero avvocato Grassi, figlio di cotanto padre ben legato al partitone, è caduto nel tranello mettendo fuori gioco l’altra e ben più temibile candidatura, che magari non avrebbe vinto, ma avrebbe costretto il nostro “Splendente” al ballottaggio. Allora la storia sarebbe stata diversa, giacché questa volta non ci sarebbe stata una lista civica sul modello di quella del primo mandato nata con l’appoggio di CNA, chiamata “Rimini per Rimini” (con la giusta aggiunta per Andrea Gnassi, utile a far eleggere il PCI doc Bertino Astolfi), ma un vero partito di opposizione. Certamente anche oggi a distanza di anni, c’è chi fra i grillini cercherà di riproporre la stessa minestra riscaldata e di fare in modo di non presentarsi alle prossime elezioni comunali. Se invece prevarrà l’orgoglio e i venduti del movimento pentastellato al PD verranno messi a tacere, allora sentiremo il nostro sindaco dire in puro dialetto riminese che stavolta “l’è dura la rénga”, e che il pericolo del tutti a casa si fa serio e concreto. Noi speriamo che sia questo il giusto epilogo e che ben presto tali individui si ritirino nel borgo fortunato a somministrare del buon sangiovese e la proverbiale “nuda e cruda” pieda si sardun e la zvolla.
 Don Camillo