domenica 20 agosto 2023

Rassegnazione

Linkiesta è (forse) il più piddino dei blog anche dopo la vittoria grillina della Schlein. Si comportava così perfino con Letta, senza raggiungere però gli spasmi mostrati con l'inarrivabile Draghi. Altro protagonista mai votato e scomparso, con un cedolino ancora misterioso. Sono tanti i personaggi politici e perfino i giornali, in particolare quelli americani, di solito i più spietati diffusori della verita, che raccontano una storia (totalmente) diversa da quella che ci hanno fatto ingoiare per oltre un anno. La guerra poteva/doveva essere evitata consegnando a Putin le terre russe da sempre. Un compito della diplomazia non un regolamento di conti elettorale tra Biden e Trump. Noi, ovviamente, ci siamo prestati al gioco. Servizievoli camerieri dei padroni, ci dobbiamo mostrare anche contenti. E' arrivata una prevedibile inflazione, grazie alle ubbidiente sanzioni, con aumenti alle volta ridicoli nella loro mostruosità. E' il momento dell'esame microscopico dei conti gastronomici. Intanto le città della cultura sono strapiene di cittadini, quella più meritevole, secondo il Carlino, boccheggia nel deserto. La Meloni è protagonista di una giravolta spettacolare. E' diventata la più attendibile e riconosciuta interprete della pantomima bellica. Il Pd nelle interminabili mutazioni è invece un ibrido inaffidabile. L'arrivo (imposto) della Schlein lo dimostra. Possiede tre cittadinanze che guidavano i destini ed i risparmi del mondo. Oggi si difendono mandando gli altri al fronte. L'ultima ritirata afgana decreta la fine al gendarmeria mondiale. Hanno radicalizzato le appartenenze, scivolando pericolosamente nella resa dei conti nucleare. L'ultimo (?) personaggio che ha espresso un lucido ma contrastato parere è stato Sarkozy, non Tajani. Lasciare a Putin le regioni russe e chiudere la guerra. Linkiesta si è ribellata. Ricordando le azioni svolte dal francese in Africa. Anche il nostro D'Alema nel suo piccolo non ha un brutto curriculum bombaiolo. L'ultimo è però più espressivo ed eloquente sulla "doppiezza" democratica.
massimo lugaresi