domenica 3 giugno 2012

A.A.A. Cercasi Comandante

A.A.A. cercasi comandante credibile per il nostro Paese. Il terremoto piega l’Emilia e Mario Monti se ne sta a Roma per paura dei fischi. Gli italiani votano Grillo e Napolitano li tratta con distacco. Chiedono di annullare la parata del 2 giugno, e lui nega ma senza spiegare il senso della festa, bensì arroccandosi sempre di più. Torna il calcio scommesse e Prandelli riesce a trattare con disparità i due nazionali coinvolti. Per non parlare delle uscite di Buffon e della replica ad orologeria della magistratura. Un inviato di un giornale straniero come descriverebbe quel che sta accadendo in Italia? È sempre un’ottima domanda da porsi per un giornalista. E una risposta c’è: come un Paese senza guida. Un Paese senza più un riferimento credibile che sia uno. Un Paese che ormai non si ritrova più nemmeno nel giorno delle celebrazioni della festa della Repubblica. Non c’è una storia condivisa, da noi. E qui scopriamo l’acqua calda. Ma non c’è più nemmeno una figura in grado di esprimere autorevolezza, infondere fiducia, guardare in faccia gli italiani, assumersi l’onere di scelte impopolari ma senza sottrarsi al giudizio. Non è certo passato inosservato che il presidente del Consiglio si sia tenuto lontano dai luoghi della tragedia del terremoto. Il presidente Monti non è andato in Emilia. Meglio, non vi ha fatto ritorno. C’era stato dopo la prima scossa, ma le contestazioni e i fischi lo hanno dissuaso dal ripetere il viaggio. Ventiquattro morti, 15mila senza tetto, imprese ferme, persone disperate, uno sciame sismico che non accenna a diminuire. E il Governo se ne sta rintanato a Palazzo Chigi, quasi come se non fosse affar suo. Fatta eccezione per il ministro Profumo che, ci perdoni, non è figura così rappresentativa. Una dimostrazione di distanza che vale più di mille parole. Il Palazzo è su un’altra lunghezza d’onda. Sembra di ascoltarla l’obiezione in lontananza: se fosse andato, avreste detto che cercava pubblicità sulle disgrazie della povera gente. Può darsi, qualcuno lo avrebbe scritto. Ma i gesti simbolici in politica e per guidare un Paese sono tutto. Nel momento in cui l’Italia si sente impotente, e guarda con ansia alla vertiginosa crescita dello spread, chi la sta guidando pare voltarsi da una parte. Ma Mario Monti non è il solo. Anche il presidente della Repubblica sembra ormai aver smarrito quel filo che lo legava agli italiani. Prima con quella dichiarazione che mancava di rispetto a chi aveva esercitando il proprio sacrosanto diritto di voto scegliendo Grillo, poi trattando Internet alla stregua di un luogo buono tutt’al più per chiacchierare. Si è via via arroccato al punto che oggi non riesce nemmeno a comunicare direttamente ai cittadini perché il 2 giugno va comunque festeggiato. Manca una figura credibile, dicevamo. A qualsiasi livello. In queste ore, con una tecnica e una tempistica che purtroppo ben conosciamo, il calcio sembra vivere un’ennesima pagina triste. E persino in quest’occasione gli italiani faticano a trovare una guida di cui fidarsi. Anche stavolta chi ha il potere del comando lo usa in modo a dir poco discutibile. Prendete Cesare Prandelli, che peraltro non si era presentato benissimo portando suo figlio agli Europei in qualità di preparatore atletico. Nell’inchiesta della magistratura finiscono due calciatori della Nazionale, Criscito e Bonucci: entrambi indagati. Ora, attestato che l’avviso di garanzia non è una condanna, non si capisce perché a parità di condizioni Criscito debba essere mandato a casa (perché indagato) e Bonucci no. Se una regola si stabilisce, giusta o sbagliata che sia, va rispettata. Altrimenti non sei credibile. Perché quel che appare ovvio a tutti gli italiani viene negato in modo ipocrita da Prandelli e dallo stato maggiore della Federcalcio? Perché, a ogni livello, chi è nelle stanze dei bottoni tratta i cittadini come dei minus habens? In questo discorso non può mancare il passaggio su Buffon e la magistratura. Per noi è poco credibile un capitano della Nazionale che giustifica l’accordo in campo tra due squadre (e magari scommette anche sulle partite), ma non lo è certo di più una magistratura che all’indomani delle sue accuse sulla giustizia-spettacolo gira ai giornali un’informativa della Finanza a proposito di strani movimenti sul conto corrente bancario del portiere, forse legati a scommesse sportive. Ecco, fossimo in un corrispondente straniero, l’articolo lo titoleremmo “L’Italia, un paese di navigatori senza più comandanti”.
 massimiliano gallo linkiesta.it