lunedì 18 giugno 2012

Giorgino

Non ne ha azzeccata una fin dai tempi dei gufari, così come definiva Emilio Taverna quei ragazzotti del GUF giovani universitari Fascisti sempre in prima fila alle rapresentazioni teatrali al “Teatro degli illusi” e firme in bellavista sul settimanale fascista “IX maggio”. Passano a fatica 10 anni dalla fine della guerra e lo ritroviamo nella strenua difesa dell'intervento sovietico in Ungheria definendolo: “un contribuo alla pace nel mondo” Negli anni '70 è già all'avanguardia nella rincorsa al PSI per virare, poi durante i governi della solidarietà nazionale come portavoce all'inseguimento dell'Andreotti di turno. Negli anni '80 se la prende con il povero Berliguer reo di aver posto male la questione morale e sull'Unità comunica che il PCI rischia di isolarsi dal parlamento percorrendo i «familiari sentieri» della lotta sociale. Nel 1992 in piena tangentopoli eletto Presidente della camera se ne esce con la genialata dell'unificazione del PCI e del PSI di Bettino Craxi proprio quando Ghino di Tacco si appresta a lasciare il paese. Ma quando la guardia di finanza si presenta a Montecitorio chiedendo di visionare i bilanci dei partiti il Presidente da mandato di anteporre l'immunità con buona pace di tutti i partiti coinvolti che applaudono al grande senso dello Stato del nuovo Presidente. Saranno stati i binari della metropolitana milanese ma nel 1996 il treno che lo porta quale ministro dell'Interno nel governo Prodi diventano nel 1999 aerei da bombardamento per la Serbia quando sostiene la necessità di bombardare gli ex compagni. Giorgino, a vedere la storia, in 60 e passa anni di vita politica non ne ha azzeccata mezza e a quanto pare anche questa volta, con la nomina di Monti a Presidente del Consiglio, le cose non procedono per il meglio.


nuvola rossa