domenica 24 giugno 2012

Big Bang

Meglio dirlo subito: non è il remake del Partito dei sindaci. Anzi, per certi versi il popolo del Big Bang renziano è l’antitesi dell’esperimento lanciato nel ’98 da Massimo Cacciari e Francesco Rutelli. «Qui non ci sono facce note, ma temi importanti». In scena sul palco del Palacongressi belle storie quotidiane di amministrazioni. Quattro minuti ciascuno, la possibilità di proiettare una foto sul maxischermo come didascalie del racconto. Ecco allora i campioni di raccolta differenziata, le eccellenze di e-government, gli esempi di urbanistica a volumi zero, i progetti per integrare gli immigrati, la proposta un po’ choc di sostituire una settimana di ferie con una di servizio civile. Mille sconosciuti al grande pubblico, ma con un front-man che buca lo schermo. «Matteo ora tocca a te», dice Jacopo Massaro, fascia tricolore di Belluno. «Grazie a Renzi non siamo più soli», rilancia Pierluigi Arrara, da un mese a capo della giunta di Abbiategrasso. Lui, Il Sindaco primus inter pares, incassa i complimenti e ride. Si parla dell’altra Italia, lontana dalle fumisterie romane. Si attacca la politica della poltrona e del Parlamento, a tratti sembra di stare in un Meetup a Cinque Stelle (ma molto più preparato nel merito degli argomenti). E sono proprio i grillini i meno nominati di tutti: un segno di rispetto. Intanto, nella Capitale va in scena il discorso di Pierluigi Bersani ai circoli Pd, ma passa in secondo piano. Anzi non se lo fila nessuno. Nemmeno un tweet o un post su Facebook. A nessuno viene in mente la domanda “che ha detto Bersani?”. È così. Ignorarsi viene spontaneo, nel giorno dell’elogio del particulare. Emilia Romagna, Campania e Nord Italia le aree geografiche più rappresentate alla convention, e non è un caso. Mario Bezzi, arrivato a Firenze da Ponte di Legno, spiega una cosa interessante: «Io sono riuscito a vincere in una roccaforte della Lega, quindi ho preso anche voti che una volta erano di centrodestra: e allora? Meglio così, che male c’è?». E di interventi come questo se ne conteranno parecchi: dal Veronese, dal Padovano, da Lecco ma anche dal Bresciano e dal Piemonte. Bene, questo è il primo nodo: Renzi ha detto che «non è un delitto» pescare consensi nell’altro campo, anzi è «l’unica soluzione». E qui al Palacongressi tante schegge del nuovo Nord che si è sganciato dal berlusconismo e anche dalla Lega guardano «a Matteo come unica soluzione per vincere in questo Paese». Andrea Ballarè, primo cittadino di Novara: «Per la prima volta si parla di noi». Matteo Richetti, consigliere regionale, è uno dei tre presentatori dell’evento. La regione più rappresentata è proprio la sua l’Emilia Romagna (una volta sinonimo dell’efficientismo rosso ora alle prese con i Pizzarotti di turno). Una terra che «tiene botta» contro il terremoto. Come ricorda Fernando Ferioli, sindaco di Finale Emilia devastata dal terremoto. A lui l’onore di aprire la convention con un videomessaggio di speranza ma anche di aiuto: «Ce la faremo a ripartire ma il Governo deve darci una mano. Serve la defiscalizzazione». Il popolo dei sindaci renziani parla in un recinto ideologico molto vasto, quasi impalpabile. «Siamo gente normale». Diego Guerrini, sindaco di Gubbio, tesse le lodi dell’innovazione e di internet, poi se la prende con la Cgil («Un sindacato corporativo»). Angelo Fasulo, direttamente da Gela, sconfessa i machiavellismi della politica siciliana e racconta la sua «lotta all’abusivismo edilizio». Poi c’è la truppa campana. I più numerosi sono gli amministratori salernitani, arrivati da un po’ tutta la provincia: una presenza che cela l’appoggio del sindaco del capoluogo Vincenzo De Luca, assente ma presente con molti uomini di fiducia. Tommaso Pellegrino di Sassano: «Noi facciamo la raccolta differenziata al 91%: questo Fassina lo sa? Lui ha mai vinto un’elezione?». Eccezionale l’intervento di Luigi Famiglietti da Frigento (Avellino): «A chi ci critica rispondo che noi non siamo degli scostumati!». È bello sentire come i dialetti si mescolino tra di loro in questa che in certo momenti assomiglia a una mega riunione di condominio. Ma con passione e semplicità. Giuseppe Aieta da Cetrano (Cosenza): «Caro Fassina non si dà del pappagallo al sindaco della città più bella del mondo». Poi ci sono i toscani, mosche bianche in una regione molto fedele alla linea ortodossa di Bersani. Mauro Grassi, assessore della rossa Livorno, fa un discorso nuovo: «Nell’urbanistica occorre aprire ai privati, senza avere paura stando attenti alle speculazioni. Ma i Comuni altrimenti non ce la fanno». Nella carrellata ci sono anche i romani. E qui c’è una scena un po’ comica. Poco dopo l’intervento di Patrizia Prestipino, assessore provinciale della giunta di Nicola Zingaretti, prende la parola il presidente del XII municipio di Roma per dire che «Zingaretti è uno che non ha mai lavorato e che viene dal Pcus». Un esempio, certo. Ma che la dice lunga sulla bella complessità del nuovo acquario renziano che dovrà misurarsi con i pescispada del Pd. 


simone canettiere
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