sabato 19 novembre 2022

American Pie

La gigantesca torta americana, con la ciliegina Zelensky, si sta trasformando in un  bignè della pace. Biden per ragioni (squisitamente) elettorali ha finanziato (spudoratamente) il comico ucraino, che ha interpretato (divinamente) il martire cercato. La propaganda delle intelligence occidentali lo ha assecondato e solo oggi, ad un anno di distanza, si riescono ad intravedere soldati russi uccisi con stile nazista. Sono esenti da barbarie? In guerra succede ben altro. Cedimento del Pd anche sull'Ucraina. La corrente di Capalbio è rimasta con la Schlein nelle mani. In America hanno copiato la nostra destra. Prima gli Americani di Letta. Un disastro per l'accoppiata editoriale di Repubblica&La Stampa. Fortunatamente hanno trovato Il Riformista ex comunista ed Il Mattino napoletano alla De Luca, orfano del reddito. Il Pd sembra l'appestato della politica. Parlano d'altro, celando l'inesorabile estinzione. Molto più seria, non è difficile, l'interpretazione del grillismo alla Conte. Senza muoversi e rigettando accuratamente tutte le cazzate del comico italiano, conquista i voti a perdere del regime piddino. La Meloni è in una botte di ferro e voti, aiutata dal cambio repentino della volontà popolare, per anni abbindolata dai generi democratici e garantiti. Falsità preparate, studiate, congegnate sulla pelle dei cittadini. Sbarchi e salvataggi prenotati, concordati per telefono, stanno annientando anche un maschione come Macron. L'Europa, come ha sempre fatto, si gira dalla parte della Germania. Rimane l'impressione che anche la guerra su procura di Biden sia finita o meglio abbia esaurito (malamente) le iniziali ragioni. Tutti sono andati oltre le loro aspettative. La Russia sicuramente. Le sanzioni sono state l'atto più autolesionista, in particolare nei nostri confronti. La figura di Draghi è stata nociva. Si capisce perchè lo abbiano imposto. Mi rimane il dubbio: la Giorgia è così o lo fa, temporaneamente?
PS Foto: Il mondo da 8 miliardi di abitanti divisi secondo colori e voleri. 
massimo lugaresi