venerdì 26 marzo 2010

L'Acqua

In questi giorni d'elezioni uno dei temi più gettonati è la privatizzazione dell'acqua, legata a quello delle multiutility. Ci lascia basiti che in questa abborracciata discussione venga dato per scontato che a destra risiedano i venditori d'acqua ai privati, a sinistra i pubblici sostenitori del bene più prezioso del pianeta. Un'autentica menzogna, Grillo è capace di raccontare la verità, incassando un forte e giusto premio. In ER, siamo stati i propugnatori del più selvaggio regalo di un bene pubblico, ricavandone le briciole e mettendo in piedi un mostro che prosciuga le nostre fonti e tasche. A Rimini abbiamo fatto di peggio, la risorsa idrica favolosa del Marecchia, donata in cambio di quattro lire di promesse e posti per democrat con o senza morose culturate. Non è stata completata la corretta privatizzazione che deve avere come aspetto basilare l'utilizzo delle regole mercantili, la libera concorrenza. Si è passati volgarmente da un monopolio pubblico, forse accettabile, ad uno più ferreo privato, che decide da solo prezzi e gestione. E' stata la grande opera di Errani, solo un personaggio della sua forza poteva compierla, come nei seminari tutti sapevano, oggi tacciono, fanno le vittime dei cattivi destrorsi, spingono la gente in piazza. La collettività paga questo atto scellerato, ci siamo tenute le reti, con apposite società e posto al socialista di casa, chiamate Asset, che vengono affittate ai gestori con canoni da fame, come per i bagnini, non sono sufficienti per la manutenzione, avremo un patrimonio sempre più vecchio e svalutato, producono un voto in più nel Consiglio di Rimini. Vale per l'acqua come per il Trasporto Pubblico, gli ultimi autobus sostituiti pesano sul bilancio del Comune di Rimini, il vanto è di due dei tre presidenti ad vitam, Amadori e Fabi. Aziende zeppe di responsabili del niente pagati con i nostri soldi, se qualcuno, non il solito Detto/Fatto, andasse a vedere cosa ci costano in termini reali questi servizi, scoprirebbe che il trattamento di un chilo di rifiuto, costa come la produzione del pari peso di latte e grano, questa è la maggioranza di Rimini.