domenica 21 marzo 2010

Passeggiando

Passeggiando con la nuova nipotina, impegnato nel difficile lavoro del nonno, capita spesso, di scambiare quattro parole con i viserbesi. Senza facile ironia sulla difficoltà di reperirli in quel guazzabuglio di idiomi che caratterizza le nostre località balneari, è evidente che la trasformazione facile e redditizia di gran parte delle strutture alberghiere in residence ha accelerato il processo. La cosa che mi ha sorpreso è leggere sulla basculante di un garage il divieto di parcheggiare scritto solo in rumeno. Sorprese da vecchi, entrati velocemente nell'età dei ricordi, lo stupro della nostra località è avvenuto negli ultimi quindici anni, l'accelerazione negli ultimi cinque. Un comune senz'anima, popolato da quasi quindicimila persone, le due/tre parrocchie sono l'unico collante ancora funzionante, abbiamo vissuto momenti recenti da autentici separati dal mondo, non era la bufala della bomba la sola causa, sconfinata nel ridicolo come tutte le azioni di questa Amministrazione, anche le rare lodevoli, a dispetto della scelta della migliore impresa riminese, da oltre tre mesi l'unica penetrazione rimane serrata, la scelta è tra il passaggio a livello chiuso per 15 minuti della via Palotta ed un buco risalente ai primi anni 60, detto dei cornuti, che impedisce il passaggio a tutte le persone ed auto munite di prolunghe. Il traffico è talmente caotico che diventa rassegnato, piccoli lavori stradali sono maledizioni, la via Sacramora detiene il primato degli incidenti, l'unica arteria bellissima costruita è Rue Cagnoni, desolatamente vuota come la sua Fiera. Polo scolastico, zona artigianale, peep tra i più grandi della provincia serviti da strade di campagna asfaltate, mai allargate o sostituite da nuove. Il giudizio unanime dei cittadini se sfocia in una croce di repulsione per chi ci governa sancirà la vera rivoluzione post bellica, l'unica promessa mantenuta. Torno a casa avvilito, ricordo com'era la regina delle acque, pensando che ho creduto in Melucci e..Ravaioli e nei comunisti, quelli di una volta