giovedì 11 marzo 2010

Si vota

Fosse stato per il Cavaliere, non ci sarebbero stati ricorsi,  sarebbe andato subito a chiedere voto e fiducia agli italiani. Le pasticciate situazioni elettorali sono diverse, a Milano è stato un cavillo insostenibile anche per i partigiani palazzi di giustizia, a Roma il casino è stato totale e correntizio. Il Pd aveva un'occasione storica, con una valenza duplice, presentarsi ai cittadini come il garante dei diritti ed il partito della corretta politica. Uscirà come sempre, pagando dazio, non ha più piazze alle quali rivolgersi, la manifestazione del 13 è comica, il nemico è il compagno Napolitano, minacciato come un Clinton qualsiasi, non possono dirlo, partecipano chiedendogli scusa, come fossero socialisti d'arredo. Il capo dell'opposizione è Tonino, causa la nuova concorrenza, sancita dal csm di casa, si trova fra le palle un magistrato noto per un'inchiesta finita in quasi niente, sufficiente per diventare famoso, alza i toni dello scontro, per accapararsi i voti in uscita dal pd e quelli in entrata dal resto della sinistra. Un regalo che permetterà lunga vita al Cavaliere e consentirà dopo le elezioni di sistemare anche Gianfranco, Casini è fuori da questo ballo,  il suo non è un partito monarchico, un insieme di tribù locali, con situazioni tanto variegate da rasentare la comicità geografica, in E.R Galletti contrasta(?) Errani che in visita a Rimini trova un assessore Udc nella giunta del compagno Vitali, c'è di peggio in giro, la coerenza è un bene scomparso.