venerdì 16 aprile 2010

Altro Pd

L'ultima sconfitta elettorale imporebbe al Pd una riflessione, partendo dall'assunto che quando si perde qualche cosa debba accadere, come affermato da Prodi. Non è più problema del Segretario, in pochi anni è stata bruciata, quasi sputtanata, un'intera classe dirigente: Fassino, D'Alema, Veltroni, Franceschini e l'ultima vittima Bersani. E' arrivato il momento di pensare ad un'organizzazione diversa, con al centro un rinnovamento fondato su poche regole condivise che non garantiscano solo quelli al potere. L'alternativa è quella attuale, una lenta agonia, con spazi e fortini che s'assotigliano, la conquista di Mantova è propedeutica a quella riminese, città molto più pronta ed attrezzata a cambiare se non fosse per le incapacità cosmiche di una minoranza/maggioranza. O si scommette sul futuro ipotizzato da Romano o si muore. Occorre un assetto organizzativo autonomo a livello provinciale e comunale, dieci anni massimi di incarichi cumulabili, compresi quelli passati, altro che presidenze a vita, emolumenti alternativi ai soli stipendi già percepiti, per studenti e disoccupati il salario metalmeccanico come riferimento, questo vale anche per pensionati e professionisti. Per le cariche che arrichiscono: onorevoli, consiglieri regionali, presidenti, sindaci prima di essere candidati deve scattare un accordo con il partito da rendere pubblico. Il resto è aria fritta, se candidi uno che non ha mai fatto un ca.. e vive da sempre con la logica oraria del Ligabue inutile discutere, andate avanti così, dopo la Città dei Gonzaga, toccherà a quella di Fellini senza Fondazione e casa mai consegnata. Vi siete accorti che le cariche più remunerative sono in mano alla margherita?