domenica 16 ottobre 2011

Braccobaldo ed il Trc

Adesso che sono state consegnate le 4000 firme che chiedono a gran voce il Referendum per il sempre più compromesso e altrettanto complicato TRC e fin quando il Consiglio Comunale di Riccione non si sarà pronunciato sulla sua ammissibilità, assisteremo ad un chiassoso, inevitabile e deprimente balletto di dichiarazioni. E’ già partito in anticipo il simpatico Capogruppo del PD - sempre più vicino ad interpretare la solarità ingenua di Braccobaldo cuor di leone, con le sue estemporanee tesi e i suoi sdrucciolevoli sillogismi - che si è premurato di dire che il Referendum non passerà perché è stata "strumentalizzata la buona fede" dei riccionesi, - poveri, ingenui, creduloni e disinformati – e anche perché "non si può andare, certo, contro i regolamenti comunali". Tesi sostenute anche da qualche alleato di maggioranza per paura di trovarsi, per dichiarazioni e atti precedenti, con il cerino acceso in mano, con il rischio di veder saltare quell’equilibrio instabile di poltrone che il “rimpasto-venuto-male” dell’ex Nazareno, è riuscito a raggiungere. Nei prossimi giorni ci saranno altri eroi che si cimenteranno in questa ardua impresa, apparentemente senza una logica che non sia solo quella di chiudere una partita che è diventata pericolosa ed oltremodo velenosa. Tant'è che sembra che nell’ultima riunione di Direzione del PD, l’ex Nazareno abbia, con la sua proverbile ma ormai sempre più spenta veemenza retorica, detto chiaro e tondo, ad un distratto e confuso partito Democratico, che non sono ammesse defezioni né tanto meno prese di distanza o peggio di voti favorevoli al referendum, minacciando ricorsi al TAR e incidenti istituzionali. Il quadro è talmente chiaro che non vale nemmeno la pena di soffermarsi più di tanto. Non ci saranno diaspore né gesti inconsulti da " si salvi chi può". Ma questa fibrillazione, questa necessità di puntare e puntualizzare, di delegittimare e di confondere, più che negare l’evidenza di un totale fallimento, la evocano e gli danno consistenza. Perché di fatto sottolinea e ribadisce che l’enorme numero di firme raccolte per il referendum sono una massa d’urto contro questa Amministrazione e contro il suo partito di maggioranza. Molto probabilmente, quindi, il Consiglio Comunale, con qualche ininfluente e polemica defezione, boccerà il Referendum. Ma ammesso e non concesso che avvenga, sarà in un contorno da fine di una infelice esperienza. Come non intravedere che intorno alla raccolta firme, si è materializzata un’aria di assedio e di resistenza che ha travolto e ucciso definitivamente quella spacchiosa e velleitaria idea di trionfo e di futuro dell’ex Nazareno? Avrà contribuito molto anche la crisi economica e le stangate di Tremonti che hanno cambiato lo sfondo e mostrato un Sindaco, non più Nazareno, non con “il sole in tasca” ma con nuvole nere sulla testa. E un partito che ormai molto spesso, in pubblico e in privato, lo mette in discussione apertamente. Riservandogli, ad ogni incontro interno di partito, evidenti messaggi di contestazione, che qualcuno interpreta addirittura di "abbandono" anche da parte di chi lo ha sempre promosso e sostenuto, oltre gli stessi limiti della appartenenza politica. Mentre la corsa alla condivisione e alla novella partecipazione, gli incontri, i seminari, le infinite e sterili riunioni sul necessario quanto salvifico “dopo” fanno apparire, la difesa ad oltranza e tutte le nuove promesse, per la verità sperse nella nebbia della evidente incapacità, come un tentativo affannoso dei reduci e dei resistenti di un partito in agonia, di arrivare alla sospirata fine della legislatura. Fotogrammi di una situazione ormai priva di un qualsiasi ancoraggio alla realtà. Evitare dunque il Referendum è ormai una finta necessità. Più che finta, inutile. Perché il referendum in fondo c’è stato. E ha già detto molto di più di quello che poteva o doveva dire. I riccionesi, mai così tanti e così premurosi e entusiasti nella firma, hanno votato. Adesso fare o non fare il TRC diventa pratica amministrativa. Anche se sembra addirittura che le cose si siano talmente complicate, che gli stessi fautori, sommersi dalle difficoltà e dai conti che non tornano, stanno cercando una possibile via d’uscita. Vedremo. Quel che rimane di questa esperienza è un chiaro messaggio politico. Resta la defintiva bocciatura di un progetto di Amministrazione, che si è dissolto e frantumato. Trasformatosi adesso nelle parole, nei gesti e nelle intenzioni, in un noioso gioco ad incastro, tra offese e difese, tra noia e narcise paranoie, tra attese e ritardi, assenze e mancanze, concentrato ormai a trovare spazi di esistente nelle piccole cose che qualcuno ormai ritiene le solo accettabili più che possibili. Un gioco ad incastro in difesa dello status quo e delle minime ma necessarie quanto obbligate garanzie sociali e assistenziali. Ambiti di stanca retorica populista su cui si troveranno parole nuove per enfatizzarne il mantenimento e scuse vecchie per giustificarne la disponibilità. Resta, intorno, l’inconfessabile incapacità di dare risposte alla domanda di democrazia partecipata e di condivisione della gente che questo Sindaco, ormai non più Nazareno, e tutti i Consiglieri di maggioranza che diranno No al referendum, si porteranno inesorabilmente dietro. Un'inconfessabile incapacità che l’enfasi della contrarietà trasformerà nella convinzione di tutti di aver negato un diritto. A Braccobaldo cuor di leoene e ai suoi compagni di sventura non servirà molto se non a niente, andare in giro a “raccontare” che i saggi hanno detto che non si può fare, e che a norma di regolamento, comunale, il referendum è inammissibile. “Inammissibile”, una parola che nella sua pur chiara legittimità, sembra suonare sempre ed ogni volta che viene usata, in difesa, come un’offesa, di fronte all’esercizio e all'abuso delle mille deroghe e delle altrettante varianti che hanno stravolto la città e la sua esistenza. La gente, quella che vota e che va a votare, la sensazione ce l’ha ed è chiara. Ed è nella sua semplicità sconvolgente. “Sono gli stessi signori che hanno già votato il TRC, una folle opera che ci costerà o ci potrebbe costare, se nessuno lo ferma, lacrime e sangue, debiti e tasse, che insistono e ci dicono anche che la nostra opinione, il nostro parere NON non conta. Per regolamento comunale”. Non ricordo chi lo diceva, ma faccio mio il portato dell’aforisma che recitava più o meno così: "Sono sempre i pensieri semplici che fanno le rivoluzioni”
alberto nardelli