venerdì 7 ottobre 2011

Message in a Bottle

Non è più il caso di chiedersi se è arrivato il momento o se la cosa possa avere dignità di attenzione. Ma tutto lascia ormai credere che i tempi a Riccione sono maturi per guardare oltre l’esistente o meglio oltre il possibile. Senza altri giri di parole, io credo, e spudoratamente e allo scoperto lo dico, che sia arrivato il momento di dare vita ad un nuovo soggetto di aggregazione popolare e trasversale che riunisca tutti quei cittadini che con la loro pelle, il loro lavoro, il loro impegno e la loro quotidianità, a Riccione, hanno fatto la città e il suo orgoglio, orfani, oggi, di quella rappresentanza politica che li ha abbandonati tra un PD in disfacimento coatto e una destra che si ritrova sempre a fare da guardone più che da guardiano, e li metta insieme con tutte quelle aree di nuova responsabilità civile, quelle che appaiono lontane e diverse dal populismo giacobino dei rottamatori di professione e di firmamento, dei duri e puri un tanto al chilo, che come abbiamo visto e come il risultato della raccolta firme per i tre Referendum dimostra, non hanno più voglia di delegare e di stare lì ad aspettare, spettatori di un declino annunciato. Chi ancora non l’ha capito, e a Riccione, sono in parecchi a far finta che tutto è sempre uguale e come prima, la città si è svegliata. Forse perché, anche da quelle parti, un tempo così ricche, floride e distratte, il morso della crisi si sta facendo sentire; forse anche perché la misura delle inadeguatezze, dei ritardi e degli errori è davvero colma. Forse perché a sentir parlar di debiti e di nuove tasse, viene l’orticaria. Forse, ma forse non solo per questo, le donne, soprattutto, i giovani, le associazioni, i delusi e gli offesi, hanno deciso di impegnarsi. Disperdere queste energie sarebbe davvero un peccato. Occorre adesso dare loro una casa. Un tetto, nuovo, aperto e trasparente, sotto cui provare a contarsi per costruire nuove e concrete proposte e nuove e più moderne frontiere di impegno civile. Ci sono, accanto a chi non demorde nell’impresa, per speranza e per orgoglio, importanti figure che sono ferme alla finestra. Attendono di capire, per scendere in campo. Non credo ci sia ormai molto altro da capire, altro di cui ancora vale la pena di parlare. E’ tempo di agire. Riccione ha bisogno di una nuova proposta. Una nuova forza di eccellenze e di nuove capacità. In grado di avere idee e soluzioni nuove e chiare su tutti gli ambiti di civile convivenza. Dal rilancio del turismo, a quello dell’economia, dall’occupazione alla scuola, al fisco municipale, dal controllo dell’efficacia della macchina amministrativa alla riqualificazione del patrimonio urbano e ambientale, alle politiche per la casa, ai servizi sociali, alla scuola. Occorre dare futuro a Riccione. E coglierlo adesso. Riccione non ha più bisogno delle alchimie ereditarie di un partito in perenne fibrillazione e in stato avanzato di decomposizione, che prova con le unghie e con i denti a tenere tutto immobile e sotto stretto e ferreo controllo. Non ha bisogno della ordinaria amministrazione, di quel modo di gestire la cosa pubblica, attraverso i tecnicismi delle feroci varianti e delle deleghe ”ad abundantiam”. Non ha più bisogno di vivere in uno stato pre-comatoso sempre al limite, da ultima spiaggia. Tra debiti, troppi ed errori, tanti. Tra infinte speculazione e colpevoli ritardi. Basta leggere in chiaro, per esempio, il segnale o meglio i segnali che provengono da quello che dichiara oggi l’exNazareno quando bacchetta gli albergatori che non ne vogliono sapere di comprare i parcheggi per rendere possibile la realizzazione del Lungomare3. Chiede a muso duro collaborazione e responsabilità. Riceve silenzi e indifferenza. Forse farebbe bene a chiedersi, oltre che bacchettare, se tutto questo non aderire per non rischiare, sarà anche frutto del clima di grave sfiducia che le troppe cappellate, sue e dei suoi sindaci predecessori, hanno creato. Eccola, per chi ha occhi e cuore, è questa la fotografia di una città paralizzata. E’ da qui che, qualcuno o in molti dovrebbero partire e chiedersi se è il tempo, adesso, per una operazione di orgogliosa e trasparente ri-costruzione. Di tutta quella fiducia persa e di quella straordinaria identità dispersa.

alberto nardelli