sabato 7 luglio 2012

Il Sottile Filo

C’è un sottile filo conduttore che lega tra loro molte iniziative promosse dal Comune di Rimini. La ruota panoramica, la molo street parade, la notte rosa, il piano strategico, sono momenti sfavillanti, roboanti, propagandati come le soluzioni a tutti i mali della città. Poi però, appena passa la sbornia delle feste gnassiane, se si inizia a ragionare e se si ha un Q.I. di poco superiore alla media, ci si accorge che c’è qualcosa che non va. Prendiamo ad esempio il piano strategico. Creatura di Melucci, è servito a far fare allo stesso Maurizio una bella doccia rinfrescante, per lavarsi di dosso la nomea di mattonaro ed ammaliare buona parte della città organizzata in associazioni, mettendola seduta attorno ad un tavolo a leggere poesie, mentre lui, indisturbato, preparava il suo viaggio verso Bologna. Nelle altre città dove si è dato vita ad un piano strategico, le cose sono andate diversamente rispetto a Rimini. Le associazioni si sono incontrate, si sono confrontate ed hanno partorito una serie di progetti compatibili sia con gli strumenti urbanistici (o con la reale possibilità di modificarli), sia con le capacità economiche per la loro realizzazione. A Rimini no. Mentre quelli del piano strategico si incontrano, producono documenti ed elaborano progetti, in Comune vengono portate avanti un numero imprecisato di varianti urbanistiche, nonché un Piano Strutturale distante anni luce dal lavoro di quelli del piano strategico. Ma gliel’ha detto qualcuno a quelli del piano strategico che il loro non è uno strumento di programmazione amministrativa? Lo sanno che loro, normativamente, non esistono, al contrario di una variante o di un Piano Strutturale? Hanno capito che, mentre loro pensano di realizzare la città ideale simile ad un eden, la realtà delle cose sta viaggiando da un’altre parte? Ad onor del vero però l’idea è geniale. Mentre tutte le categorie e le associazioni sono convinte di progettare la nuova Rimini, chi gestisce realmente le cose, continua a farlo ancor più indisturbato, perché gli “spacca balle” sono tutti chiusi in una stanza, distratti dal giochino. E Gnassi, che l’ha ereditato e l’ha capito, sta usando il piano strategico a suo favore: un altro grande palcoscenico dove parlare di Friburgo, di anello verde, e, ovviamente, di puntino sull’asse dell’Adriatico. Oggi, però, sono due le cose tragiche di questo scherzetto melucciano: la prima è che non esiste più nessuno che decida sui veri strumenti di programmazione urbanistica, essendo il sindaco impegnato nelle feste; la seconda è che questa sorta di carro carnevalesco con tanti personaggi a bordo, ha un costo, che il Comune si guarda bene dal comunicare nel dettaglio alla città. Ed ecco il sottile filo conduttore delle cose dell’epoca Gnassi: tanto fumo ma niente arrosto. Non chiedavamo un Giorgio La Pira, ma nemmeno Pinina Garavaglia. 
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