giovedì 18 agosto 2016

Chi siamo, dove andiamo Parte Prima

No amarcord, solo un pò di storia, Chi è grande o vecchio come me, con una considerevole aspettativa di vita preferibilmente non piddina, dovrebbe ricordare, se non è (stato) giornalista a cottimo, quanto fosse "duro" campare nella nostra città. Appartenere ad una famiglia dove entrava mensilmente uno stipendio certo, era considerata una fortuna come essere oggi segretario..comunale o ancor meglio parlamentare. La maggioranza dei grandi non aveva terminato le elementari, ma esisteva una gran voglia d'imparare, utilizzando gli antichi insegnamenti. Un pragmatismo basato su una logica elementare e tanto buonsenso. E' stato il carburante che ha alimentato la crescita tumultuosa di Rimini. Spiaggia bellissima, mare sicuro, innata cultura dell'ospitalità ed infine l'appartenenza "geografica" ad una dei bacini più ricchi al mondo: nord italia, svizzera, baviera, austria. Scontato poi, come è avvenuto, che questa impareggiabile offerta si allargasse agli altri paesi europei. L'avvento del trasporto di massa aereo ci ha favorito. Così è stato fino alla fine degli anni 80. Il fenomeno delle "mucillagini" non ha avuto alcun impatto turistico, il calo è iniziato, implacabile dopo e per altre ragioni. Abbiamo attraversato la fase declinante nei primi anni senza accorgersene. I giornali locali (uno) non erano costretti alle bugie del Palazzo, ma raccontavano bene la verità non sempre splendida. Da alcuni anni siamo arrivati al declino senza speranza, ma inebriati dallo "spritz" delle feste gnassiane. Per avvallare le menzogne quotidiane usano palate di autoreferenza, furbizia, coupe de theatre (Galli), scorciatoie, rotonde e cartelli. Cercando di ripetere nella Rimini 2.0 i danni che il marchio del "divertimentificio" delinquenziale ci ha arrecato. Un agire spregiudicato che ha posto fine alla intelligente politica del comunismo dolce e romagnolo più che emiliano. Hanno cancellato la classe dirigente che aveva permesso anche con inevitabili errori (correggibili) l'edificazione del mostro imprenditoriale unico al mondo che si chiamava "Turismo Riminese". Un indotto spaventoso, non c'era bisogno di taroccarlo, nessuno è mai riuscito a quantificarlo, anche per le troppe scappatoie fiscali, elusive e contributive. Un fiume di danaro che ogni anno implacabilmente solleticava e rimpinguava una città ed uno stato vicino. Le banche crescevano come funghi, eravamo la città con il maggiore numero di sportelli. Oggi sono più quelle pericolanti delle due in rassicurante salute. La classe dirigente, non solo quella forgiata dal comunismo locale ma anche dagli altri partiti ha contribuito alla crescita con spiccato senso di appartenenza ed umiltà. Occorre dire che il "nostro" miracolo è stato sempre osteggiato e mai capito dalla potente Bologna. Il mondo di mezzo politico di allora non ha avuto i riconoscimenti meritati: Ceccaroni, Diotallevi, Paglierani hanno saputo inventare e proporre strutture come: acquedotti, circonvallazioni e depuratori. Non ricordo Feste Rosse sul lungomare. La "destra" deteneva il potere economico e finanziario agendo però (Cassa di Risparmio) con grande oculatezza e serietà. Ti obbligava al passo secondo la gamba. Pasquinelli era fortunatamente ancora un bambino. Esisteva una "comunità" riminese che il Pci sapeva accompagnare. Il pagherò era quasi sempre contante sicuro. So (bene) di rischiare la caricatura del vecchio e nostalgico (sono tutti e due), cerco solo di evidenziare l'aspetto storico autentico, non quello romanzato. Immagini felliniane che con la città dei vitelloni non c'entrano un ca.. come certi politici odierni. Lo stesso Maestro ancora "creditore" di una casa. le aveva giustamente ridicolizzate. Rimini "anteguerra" era un paesone, con una economia in cui il turismo era limitato ai cosiddetti villini. Pochi alberghi, il Grand Hotel era una astronave per pochi notabili. Non so perchè oggi ho intrapreso la via dei ricordi, forse la lettura della cronaca locale ti spinge a girare "nudo" per la città. Mi sembra l'unico attore vestito in perfetta sintonia.