lunedì 27 febbraio 2012

Con Woityla e Ruini

Con Ruini e Wojtyla la svolta sull’Ici non ci sarebbe stata.
La decisione del governo di Mario Monti di ridurre il campo di esenzione dell’imposta immobiliare (Imu) sugli edifici ecclesiali segna una svolta epocale che va oltre il caso di specie. Dieci anni fa, con Camillo Ruini alla guida della Cei e Wojtyla sul soglio di Pietro, non sarebbe accaduto. E neppure sei mesi fa, con Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. D'altra parte sotto la guida del cardinale Angelo Bagnasco, anche a prescindere dalla volontà di quest’ultimo, è sembrato invertirsi il motto ruiniano (“Meglio contestati che irrilevanti”) e oggi la Conferenza episcopale italiana evita attentamente le contestazioni.E'un’altra Chiesa, è un’altra era. La decisione del governo di Mario Monti di ridurre il campo di esenzione dell’imposta immobiliare (Imu) sugli edifici ecclesiali segna una svolta epocale che va oltre il caso di specie. Dieci anni fa, con Camillo Ruini alla guida della Cei e Wojtyla sul soglio di Pietro, non sarebbe accaduto. E neppure sei mesi fa, con Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi.La storia, in realtà, è molto più complessa dei singoli uomini. Ma innegabilmente ci sono uomini che una certa storia determinano, caratterizzano, impersonano. Per un ventennio Berlusconi ha rappresentato un interlocutore privilegiato delle gerarchie cattoliche perché le garantiva su questioni ritenute dirimenti come la vita (la vicenda di Eluana Englaro), la famiglia tradizionale (i Dico) e l’educazione (i finanziamenti alla scuola paritaria). Attorno a Berlusconi, e al suo braccio destro Gianni Letta, ruotava poi un sistema di potere composto di uomini che con il Vaticano avevano stretti rapporti di natura, tra l’altro, economica: Guido Bertolaso, Luigi Bisignani, Angelo Balducci, Cesare Geronzi, per fare solo alcuni nomi. Una volta che il berlusconismo è andato in crisi – travolgendo i buoni rapporti con la Cei di Ruini, come ha dimostrato il caso Boffo – si è sgretolato il muro legislativo sui temi “eticamente sensibili” (il testamento biologico è finito in un cassetto, da un altro cassetto è stato ritirato fuori il divorzio express) e si è dissolto anche il cordone protettivo che esso assicurava alla Chiesa. E forse non è un caso che il caso di Vatileaks, le fughe di notizie riservate dal Vaticano, con annessi schizzi di fango sui vertici della Santa Sede, sia scoppiato durante la latitanza forzosa di Berlusconi dalla scena politica...Il cardinale Camillo Ruini è un altro uomo che ha plasmato la recente storia italiana. Con il sostegno di Papa Wojtyla, ha rappresentato una Chiesa determinante per la politica, capace di fare sponda a Berlusconi, rovinare la vita a Prodi, dettare l’agenda del dibattito pubblico. Il suo pensionamento, fortemente sponsorizzato dal cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, è coinciso con un cambiamento del ruolo della Chiesa sulla scena pubblica. Sotto la guida del cardinale Angelo Bagnasco, anche a prescindere dalla volontà di quest’ultimo, è sembrato invertirsi il motto ruiniano (“Meglio contestati che irrilevanti”) e oggi la Conferenza episcopale italiana evita attentamente le contestazioni. Intanto lo schema politico di Ruini – un bipolarismo composto da due coalizioni entrambe “impollinate” di politici cattolici con la forza di veto sui “principi non negoziabili” – si scioglie come neve al sole quanto più il Governo Monti rimane in carica. Fioccano progetti proporzionalisti sulla legge elettorale, l’Udc punta ad allargarsi, personalità come il ministro Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, lavorano discretamente ma alacremente per una “scomposizione e ricomposizione” del quadro partitico. Aumenta, tra gli elettori sondati ciclicamente dagli istituti statistici, la voglia di un partito neocentrista, che però si occupi più di dottrina sociale della Chiesa (lavoro, giustizia sociale, economia post-capitalista) che di aborto e coppie gay. La svolta di Monti sull’Imu,però, non si spiega solo con l’addio alle scene di Berlusconi e Ruini. La parte del leone è stata svolta dall’Unione europea. E’ semmai un segno dei tempi che il premier Mario Monti venga proprio da quella Commissione europea che, su denuncia dei radicali (e, dietro di loro, degli albergatori italiani), avrebbe verisimilmente condannato a maggio l’Italia per infrazione della disciplina sugli aiuti di Stato sotto forma di esenzioni all’imposta immobiliare se Palazzo Chigi non fosse intervenuto. Quello dell’Imu è solo l’esempio più evidente di una presenza sempre più pervasiva e vincolante che l’Europa, nelle sue diverse configurazioni, gioca nella vita (anche ecclesiale) degli italiani. Basti pensare alla querelle attorno ad una sentenza della Corte europea per i diritti degli uomini sul crocifisso; alle risoluzioni del Parlamento europeo sulle coppie gay o sulla ricerca sulle cellule staminali embrionali; alle proposte della Commissione europea sui tempi del lavoro che intaccano anche la domenica; o, per quanto riguarda la Santa Sede, ai negoziati che l’Unione europea ha ingaggiato con il Vaticano, coadiuvata da organismi del Consiglio d’Europa, per l’adeguamento agli standard internazionali sull’anti-riciclaggio.Esempi innumerevoli che spiegano perché, con acume piuttosto solitario, il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, ha di recente affermato: “Siamo costretti a prendere atto di misure che presentano rilievo sia su temi di natura giuridica ed economica per quanto attiene la gestione delle nostre strutture e istituzioni, sia su temi di carattere culturale, religioso, etico e bioetico. Lentamente, e talora inavvertitamente o con avvertenza tardiva, vediamo intaccato e modificato il panorama giuridico e culturale entro il quale siamo stati abituati ad operare e, prima ancora, a pensare”.Sullo sfondo, poi, non va dimenticato che la Chiesa italiana subisce un più vasto movimento di secolarizzazione delle società occidentali che, forse, berlusconismo e ruinismo avevano artificialmente dissimulato, e che Mario Monti, a prescindere dalle sue intenzioni, sta invece palesando. Una secolarizzazione che trasforma la Chiesa da interlocutore privilegiato e un po’ sacrale dei Governi ad attore tra gli attori di un negoziato alla pari. Su questa accelerazione ha forse influito lo scandalo della pedofilia, che ha gettato un’ombra sulla credibilità della Chiesa che, anche in Italia, rischia di trasferirsi anche sul minore entroito dell’otto per mille e delle donazioni liberali ai sacerdoti. Che la percezione della religione in Italia si stia profondamente modificando, del resto, è testimoniato anche da dati come quelli che la Conferenza episcopale italiana pubblica ogni anno sul calo,lieve, ma continuo, di studenti che si avvalgono dell’ora di religione cattolica a scuola.una vicenda apparentemente diversissima, ma forse intimamente connessa ad un atteggiamento più laico della politica – da episodi come il recente avvertimento del ministero della Giustizia, guidato da Paola Severino, secondo il quale il Vaticano deve rispondere alle rogatorie sul riciclaggio per collaborare alle indagini sulla morte di Roberto Calvi e sui soldi della mafia transitati in passato dallo Ior. Perché – è il messaggio – il Vaticano non è più un paradiso, perlomeno fiscale.
michele tornabuoni
 linkiesta.it