sabato 4 febbraio 2012

Marina di Rimini


Cerchiamo di fare capire a tutti, anche a Galli, nel caso si volesse cimentare su questo argomento, visti i successi del 4+4, cosa nasconde la polemica sui Canoni della Darsena. Un bel giorno, un signore in rappresentanza di una società, si presenta al ministero competente, attraverso l'ufficio periferico della Capitaneria di porto, chiedendo di poter realizzare una darsena turistica a S.Giuliano. Accertato  il rispetto delle norme urbanistiche, il contratto tra lo Stato ed il Privato viene compilato in base a quanto previsto nel Codice della Navigazione, che correttamente mette in simbiosi tre specifici  elementi: costo, durata e canone dell'investimento, avendo come regola generale che allo scadere della concessione, tutte le opere della darsena diventano dello Stato. Non a caso il computo metrico estimativo, con l'avallo degli organi competenti fa parte integrante del contratto. Stabilito che l'opera costa più o meno 30 milioni, si prevede un ammortamento di cinquant'anni, come se il concessionario pagasse in quota parte già un canone di circa 500.000 euro all'anno. Si aggiunge il canone demaniale che in ragione di una legge assurda, viene determinato in termini fissi, facendo venire meno la correlazione tra i tre succitati elementi, ritenuto comunque equo dal concessionario, al prezzo di 40.000 euro annui. si procede alla stipula del contratto ed in seguito alla costruzione. La polemica scoppia  quando con una modifica da parte dello Stato, si aumenta di dieci volte il canone, portandolo a 400.000 euro, annullando lo spirito iniziale e le logiche contrattuali. Il Tar bolognese dopo la villa sindacale solo per due terzi e le varianti immobiliari curiali, ha deciso che lo Stato ha ragione. A noi sembra assurdo, chiediamo come si possa ancora sostenere e difendere chi paga 400 euro per un chiosco sulla spiaggia e nel contempo chiedere a chi realizza una darsena, 2.200 volte tanto. Aspettiamo la Petitti.