martedì 7 febbraio 2012

Il Catasto che Verrà


Nell’attesa di un tempo migliore, metereologicamente parlando, possiamo provare a fare alcune considerazioni sul Catasto che verrà e sull’incidenza che le nuove rendite catastali avranno sulle future imposte (IMU e RES in particolare). L’argomento non promette niente di buono, essendo un tema che sta molto a cuore agli Amministratori Comunali che, da molti anni, vorrebbero gestire il catasto a loro uso e consumo. I giornali di fine 2011, avevano i seguenti titoloni “Un catasto con nuove classi”, “Anche per il Catasto la casa si misurerà in mq”, “Catasto riformato a saldo zero”, “Un catasto nuovo e più caro ?”, “Per Milano più tasse, risparmi in provincia”, “Un Catasto antievasione”. Sembrava che da un giorno all’altro, la storia dovesse cambiare. In realtà, molto verosimilmente, non dovrebbe accadere niente prima del 2015. Noi, da tecnici, ci auguriamo che il catasto che verrà sia soprattutto un sistema in grado di fare equità, sia cioè strutturato in modo tale da tassare realmente gli immobili per il loro valore o redditività. Per fare questo, ovviamente, non sono necessari solamente variazioni della normativa (i metri quadrati invece dei vani, i valori di oggi invece dei valori del 1988),ma è necessario che il sistema sia in grado di essere monitorato e gestito con una moderna tecnologia, tale da non permette di barare su di una informazione che dovrebbe essere neutrale. Ad onore del vero, anche con la normativa attuale, si potrebbero eliminare molte incongruenze nei valori delle rendite ma non sembra esserci la volontà giusta. Il grafico soprastante riporta l’incidenza delle unità abitative per categoria catastale nel Comune di Rimini. Come si può osservare oltre il 70 % di queste sono classificate nella categoria A/3 mentre circa il 15 % sono classificate nella categoria A/2. Solamente poco più del 2 % è la somma delle abitazioni signorili A/1, i villini A/7 e le ville A/8. A livello nazionale, in base alle statistiche del 2010 dell’Agenzia del Territorio, gli immobili di categoria A/3 sono il 36%, le categorie A/2 il 34% e le abitazioni di pregio circa il 6,70 %. Ciò significa che il patrimonio immobiliare del Comune di Rimini, se confrontato a livello di categorie catastali, risulta essere significativamente più povero di quello risultante della media nazionale. Guardando il valore degli immobili, almeno fino a pochi mesi addietro, la sensazione era sicuramente molto differente.Nella realtà già oggi, se ci fosse la volontà giusta (Comune e Agenzia del Territorio),molti di questi immobili potrebbero essere oggetto di una revisione del classamento per, almeno, limitare il grado di poca equità attualmente esistente. Un intervento nella direzione di eliminare la sproporzione esistente tra immobili di categoria A/3 e quelli di categoria A/2 (a parità di consistenza il primo vale la metà del secondo) sarebbe ovviamente auspicabile anche perché, il Catasto che verrà, dovrà necessariamente fare i conti con le informazioni che gli uffici conoscono del patrimonio immobiliare e, conseguentemente, non è così certo che il nuovo catasto eliminerà le ncongruenze di oggi. E’ molto probabile che una abitazione di oggi agevolata per un classamento amichevole, domani, si ritrovi comunque avvantaggiata rispetto alla normalità delle altre. Il Catasto che verrà non dovrebbe quindi essere questione di giorni ma è necessario che già oggi l’Amministrazione si organizzi per tendere a raggiungere quella equità che, quasi tutti, si auspicano. L’incidenza delle nuove imposte (IMU e RES), che hanno portato una maggiore tassazione sugli immobili e quindi hanno ampliato la forbice della disuguaglianza, reclamano una maggiore equità nella tassazione, per molti cittadini.


fabio lisi