venerdì 3 febbraio 2012

Ma Perchè

Ma perché un magistrato che sbaglia non deve pagare? La notizia in breve è questa: un emendamento del leghista Gianluca Pini, che prevede l’introduzione della responsabilità civile dei magistrati, è passato con voto segreto alla Camera. 264 favorevoli contro 211 contrari, a scrutinio segreto. Contando a spanne i parlamentari votanti, quasi 150 non hanno votato. Il voto ha provocato la solita onda di indignazione in Antonio Di Pietro (che ha evocato i forconi), nell’Associazione nazionale dei Magistrati, in Bersani e nel Pd. Eppure, anche da quelle parti, qualcuno deve aver votato con il Pdl e i leghisti presenti in aula. Il governo aveva dato parere negativo sull’emendamento, ed ha perso. Per voce del ministro Paola Severino, peraltro, l’esecutivo ha espresso i suoi dubbi in modo prudente:"Il Parlamento ha votato ed è sovrano, ma confidiamo che in seconda lettura si possa discutere qualche miglioramento perchè interventi spot su questa materia possono rendere poco armonioso il quadro complessivo". Resta vero che i principali ordinamenti occidentali riconoscono il diritto dello stato a rivalersi sui danni provocati dai giudici solo in casi estremi.Il punto di principio, però, resta importante, e mano a mano che la sagoma di Silvio Berlusconi si fa più sbiadita e lontana, è bene prenderlo sul serio. Dopo tutto, si parla del caso in cui una decisione sbagliata di un giudice porti all’indebita privazione della libertà personale di un cittadino e dei danni patrimoniali e umani che tale privazione della libertà può comportare.Il testo approvato oggi dice così: "chi ha subito un danno può agire contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale. Costituisce dolo il carattere intenzionale della violazione del diritto". Come si valuta l’erronea decisione,secondo l’emendamento? “Deve essere valutato se il giudice abbia tenuto conto di tutti gli elementi che caratterizzano la controversia sottoposta al suo sindacato con particolare riferimento al grado di chiarezza e di precisione della norma violata, al carattere intenzionale della violazione, alla scusabilità o inescusabilità dell'errore di diritto".In tutta franchezza, non sembra che con la vita e la libertà dei cittadini uno stato liberale moderno possa giocare. Probabilmente ha ragiona la Severino, quando indica il richio di provvedimenti “spot”, ma il tema bisognerà porselo seriamente, prima o poi, e in modo organico e complessivo. Perchè lo stato può sbagliare, essendo fatto da esseri umani, ma è giusto che di quegli sbagli si faccia carico e li risarcisca. E forse non è sbagliato che, pur nella tutela massima dell’indipendenza della magistratura, a chi esercita la giustizia, in qualche forma, lo stato possa chiedere conto dei suoi errori, soprattutto se frutto di dolo o colpa grave. Uscire da quest’epoca di contrapposizioni ideologiche e di questioni private significa prendere sul serio questi principi e questi problemi. E prendere sul serio il fatto che la Giustizia italiana è migliorabile e perfettibile, anche se è stata la grande nemica di Silvio Berlusconi.
jacopo tondelli
linkiesta.it