mercoledì 20 dicembre 2017

La Piadina

Bene, visto che ormai è Natale, si può non parlare... di piadina. Dunque allora per me è una forzatura l'IGP alla piadina romagnola di cui leggo i dati ora (argomento su sui esiste come si dice letteratura sterminata e che tratto indegnamente e sommariamente solo perché... è Natale): A Rimini poi si chiamava "piada" e solo recentemente è invalso il vocabolo "piadina" che è termine foresto e a mio parere il diminutivo/vezzeggiativo -ina ne sottolinea l'aspetto di piatto o preparato semplice. Superfluo ricordare Pascoli, il Pane etc. per cui sorvolo. Per fare un omaggio al nostro illustre concittadino che difende l'idioletto locale e tutti i dialetti come da manifestazione recente San Leo (nonché il Ponte di Tiberio e.... la propria casa giustamente) mi scuserete l'ardire di ricordare un proverbio romagnolo che dice pressappoco "e' vein 'd'du' ann, e' pen 'd'do dé, e 'na burdela ad'zdot ann!", per dire " tutto quello che serve, e la sua età"... al villico. Ebbene dicevo si legge questi giorni nella stampa locale che il 30% della piada confezionata precotta da export è IGP zona fino a Imola, marchio ottenuto da alcuni anni, e si legge di grandi prospettive per export Francia e Germania. Allora chi mi conosce lo sa che sono romagnolo 100% essendo attestata la presenza dei Fintopesce a Rimini dal '600 e sa che sono cresciuto a piada e sangiovese che bevevo annacquato ovviamente già a 1-2 anni, che vivo di squaquarone e rucola, che divoro cassoni o " cascioni" a kili etc, che mia nonna era quella celeberrima "Loredana" che aveva la piadineria poi divenuta snob a Covignano che gestiva con mio nonno Quinto e che io stesso per pagarmi gli studi andavo ivi d'estate a cuocerla precisamente a girarla anche se, ma questa è storia amici, ella non rivelò mai l'ingrediente segreto neppure a mio nonno che faceva della sua piada la migliore in assoluto a Rimini e la faceva primeggiare sulla sua principale competitor l'altrettanto celebre "L.", con la quale si divideva il lucroso business piada & cassoni prima che la mia nonnina serenamente mancasse portando nella tomba il suo segreto dell'Ingrediente Segreto. Tutte cose che stanno sui libri di storia locale e che sarebbe superfluo richiamare qui, e aprendo il settore a parvenu di tutta Italia che quivi giunsero in seguito anni '90 ad aprire improbabili e scusate tarocche "piadineria da Ciro" etc. Tutto questo per dire che la piada non è un prodotto ma un piatto e un preparato che non dovrebbe essere imbustato ma consumato al momento e che ottenere l'IGP è un business forzato (ci fu al tempo una grossa polemica a Ravenna) come lo richiedesse il pane toscano o le Code alla Vaccinara etc. Per di più è un alimento che può essere preparato ovunque non c'è un legame con la Romagna che ne impedisce la produzione... in Texas come può dirsi es. del formaggio di Sogliano etc. E che essendo pane azzimo ossia farina di cereale impastato non lievitato si tratta probabilmente di uno degli alimenti più antichi della civiltà umana. Presente in 1000 varianti su tutta la faccia della terra e che ne esistono a livello locale tanti modi di farla quante donne eredi moderne delle arzdore (non "azdore") per cui risulta assurdo il c.d. disciplinare (chi può pensare che ci mettessero l'olio extravergine non ha evidentemente cognizione della storia sociale!!), questo per dire due parole sul tema, che meriterebbe trattazione ben più approfondita, specie su questa storia dell'IGP, mio parere, GRAZIE.
 Luca Fintopesce