mercoledì 1 agosto 2018

Inferno

."Né per tanto di men parlando vommi con ser Brunetto, e dimando chi sono li suoi compagni più noti e più sommi. Ed elli a me: «Saper d’alcuno è buono; de li altri fia laudabile tacerci, ché ’l tempo sarìa corto a tanto suono. In somma sappi che tutti fur cherci e litterati grandi e di gran fama, d’un peccato medesmo al mondo lerci. Priscian sen va con quella turba grama, e Francesco d’Accorso anche; e vedervi, s’avessi avuto di tal tigna brama, colui potei che dal servo de’ servi fu trasmutato d’Arno in Bacchiglione, dove lasciò li mal protesi nervi. Di più direi; ma ’l venire e ’l sermone più lungo esser non può, però ch’i’ veggio là surger nuovo fummo del sabbione". (Inf, XV, 99-117)
Non lo metterei alla gogna, come fa oggi certa stampa locale, sempre pronta ormai come tutta la sinistra sedicente a gridare all'omofobo, al razzista, allo xenofobo, al fascista, non lo metterei quel noto avvocato riminese che ha "osato" twittare che nel Borgo San Giovanni negli anni '50 tiravano sassi contro un omosessuale che passava: signori quella è la cultura da cui veniamo! Quindi se uno dice la Verità dov'è il problema? E si è dovuto scusare, e dire la frase di rito "ho tanti amici gay...", possibile che certi temi siano tabù? Io sono andato al gay pride riminese, allora arriva nei pressi uno con un lussuoso fuoristrada, età 50 circa, giovanile e si lamenta testualmente mentre parcheggia con accento del nord che per andare dalle donne in spiaggia deve attraversare la manifestazione "dei finocchi", non lo dice con cattiveria, lo dice con nonchalanche. "Finocchi", si usa ancora per tanti, specie di una certa età, i gay sono "finocchi" e altri nomi. A Rimini i "finocchi" stavano alla "rocca" ossia Castel Sismondo e ragazzi più grandi rammento li andavano "a menare". Qualcuno addirittura ci si intratteneva a pagamento. Oppure al cinema Sant'Agostino (Scoop!). Ed erano pochissimi a Rimini quelli conosciuti come tali e quando entravano in un bar, ci si toccava l'orecchio. E se passavano li si apostrofava, e i ragazzini, se cominciava a circolare quella voce, avevano molti problemi a scuola etc. Poi c'era un buon pittore riminese noto per essere gay. Poi c'era un... "conte" con le stesse tendenze. E ogni tanto qualcuno di questi ci lasciava la pelle perché si portava a casa o si intratteneva in macchina con qualche delinquente che lo rapinava e poi l'ammazzava, diversi casi nel riminese ultimi decenni. come nel sud i gay se ne andavano al nord, a Milano dove la cosa era più accettata. E gay adulti insidiavano ragazzini (non bambini), ed era conosciuto anche chi andava con i gay per soldi fra i ragazzi "di vita" riminesi. Pochi ma c'erano. E tanti andavano nei locali gay accreditati o andavano con i trans anche se propriamente gay non erano in anni successivi. "Orecchione" si diceva pudicamente a Rimini per non far capire ai bambini o "pende": ma vi siete scordati? Non era una vita facile essere gay in Italia, nella provincia qualche decennio fa. Prima ai tempi di cui parla quell'avvocato suppongo fosse molto peggio, il minimo che ti dovevi aspettare era dileggio, risatine, frasi sottovoce, il peggio che arrivasse una banda di giovani teppisti alla rocca dove parcheggiavano le macchine dei gay, li suonasse e li rapinasse perché... perché era solo un povero finocchio e nessuno lo avrebbe difeso, né sarebbe andato a denunciare: questo è il passato!
Zobeta