domenica 19 agosto 2018

Obike

Obike, bike sharing, presente anche a Rimini, ha presentato istanza di fallimento a Singapore, sede della start up presente in molte città del mondo: Asia, Europa, Oceania, Rimini ed Italia incluse. Inizialmente era sembrata una cosa buona anche se vi era qualche perplessità sulla utilità e sul target potenziale. Nella realtà quando la "filiale" italiana che ha sede a Milano ha iniziato la sua attività anche a Rimini, inizio estate, mezzo mondo già sapeva che queste attività sono vocate al fallimento, soltanto noi italiani e riminesi non lo sapevamo e abbiamo beccato, ma erano già falliti quasi tutti e già nel 2017, quindi ben prima che giungessero qua si parlava di "bolla". In Cina centinaia di migliaia di bici dei vari gestori sono oggi rottami accatastati da smaltire e chi ha versato qualche euro di cauzione cerca di recuperarlo vendendo la bici su internet. L'impressione è che siano start up nate per fallire (la metà delle start up falliscono entro il primo anno) quindi era nell'ordine delle cose che finisse così. Il sogno di un'estate con queste bici invero abbastanza allo sbando per l'assenza di stalli è durato appunto un'estate. Il bike sharing che si tenta a livello mondiale di proporre da decenni non funziona (neppure soluzioni ipertecnologiche impensabili nei primi tentativi che risalgono a molti decenni fa es. in Olanda negli anni '60, a Rimini negli '80 ci sono riuscite, quindi forse occorrerebbe farsene una ragione che la cosa NON funziona anche andassero ad uranio le bici e si sbloccassero con l'iride. Per ragioni imperscrutabili, ormai dovrebbero averlo capito tutti, se lo fa un ente pubblico alla fine rimette soldi ed è una marchetta a favore di chi produce le bici come le rosse riminesi che sono ormai ferri vecchi arrugginiti che nessuno si cura quantomeno di togliere alla vista. Come quelle verdi che sono sparite tutte, non si sa a favore di chi. E adesso questo colosso mondiale che ha invaso la città di bici che riscuotevano molto gradimento ma alla fine i costi si sono rivelati superiori ai ricavi come si poteva forse prevedere e probabilmente era stato previsto e ora va tutto a schifio come poi volevasi dimostrare. La morale forse potrebbe essere che non tutto ciò che luccica in apparenza poi risulta essere oro e le centinaia presenti a Rimini finiranno come quelle in foto ora? La persona comune non era tenuta ad essere al corrente che queste attività sono fallite quasi tutte e quelle che non lo sono falliranno, ma chi ha portato a Rimini questo servizio doveva essere informato che era una storia il cui finale era già noto, speriamo ora se ne assuma la responsabilità e faccia quantomeno pubblica ammenda di aver portato a Rimini una cosa che già si sapeva sarebbe fallita e sarebbe durata lo spazio di un mattino... il tempo di scappare coi soldi della cassa!
AA