lunedì 20 agosto 2018

La Parannanza

Ovvero il buon Borgomastro. Il sindaco/podestà di Rimini si è sempre dimostrato più portato alla comunicazione che all’amministrazione, manifestando come pochi altri doti di comunicatore. Purtroppo alle sue doti non corrispondono adeguate capacità amministrative che, invece, dovrebbe avere un buon sindaco. In questi anni, purtroppo, abbiamo assistito a farse e comiche rappresentazioni di una realtà riminese che esiste forse solo nella mente di Gnassi e dei suoi seguaci, di certo più propensi a far parte del gregge piuttosto che a svolgere il ruolo di consiglieri pensanti. I rendering, le lenzuolate fotografiche e le slides alla Matteo Renzi hanno così sostituito la capacità pensante, l’approfondimento culturale, la dialettica del confronto: in una parola quel sano dibattito che rende l’amministrazione pubblica una vera democrazia partecipata. Il lapidario funerario all’esterno del Castel Sismondo, vero scempio scellerato, la passerella con ponticello mobile nell’invaso dell’Augusto Tiberio, le demenziali progettazioni del cosiddetto parco del mare (che altro non sono che fumo negli occhi per nascondere l’inesistenza di una vera idea di riqualificazione turistica che prima di tutto deve essere identitaria se non addirittura ideologica) sono esempi emblematici di una realtà territoriale condannata al declino, frutto di questa vision sbagliata. Sorprendono, inoltre, le assenze pressoché totali di critica politica da parte delle altre rappresentanze partitiche. Da lustri avrebbero potuto conquistare la maggioranza di quel magico puntino sull’Adriatico che da decenni richiede una valida alternativa. Assistiamo ad un controllo egemonico e sistematico di una certa sinistra, che non si può altrimenti definire che affarista. In questa mancanza di opinioni, somigliante ad un inciucio, brilla di luce propria la compartecipazione di rappresentanze curiali che, all’ombra di pochi e particolari interessi associazionistici, stanno mettendo a repentaglio la stessa presenza dei cattolici impegnati in politica. Sarebbe oltremodo interessante che qualcuno si interessasse di verificare in quanti e quali ruoli sono stati catapultati amici, peones et parentes all’indomani delle ultime campagne elettorali renderizzate. Bisognerebbe chiedersi chi sono i consulenti del piano strategico, chi sono i rappresentanti delle società partecipate del Comune di Rimini (Anthea, ecc.), chi sono i beneficiati di incarichi professionali e di consulenza che supportano l’organizzazione degli eventi promossi dal sindaco/comune in questi anni. In un tale disastro politico, amministrativo e di credibilità istituzionale, in occasione dell’ultima, recente, nuda e cruda sceneggiata, tenuta dal nostro sindaco in merito ai mancati contributi concessi dal decreto “Mille proroghe”, noi ci saremmo aspettati da lui un doveroso atto di dignità: le sue immediate dimissioni da quel ruolo istituzionale che egli svolge in modo populistico. Tale comportamento lo rende del tutto inadatto a vestire quella fascia tricolore che è simbolo di democrazia e di rappresentanza di tutti i suoi cittadini. Lo consigliamo perciò a svestire ben presto quella amata fascia tricolore e a stringersi saldamente ai fianchi una rozza "parananza". Gli consentirà al meglio di perorare le cause delle attività del suo amato borgo che una certa “vision” ha tramutato in novella Disneyland o meglio in circo del fast food, dal quale gli auguriamo di non volersene più andare.
Don Camillo