giovedì 2 luglio 2020

Gnassi è da Recovery

E' dura accettare la scomparsa dai titoli e lungomari. Il destino di (quasi) tutti i principi di qualche cosa. Gnassi è stato un regnante a pieno titolo e voti. Il suo partito non ha mai avuto una maggioranza politica, l'ha raccolta per strada, spiaggia e seminario. Il regime si sta sfaldando, l'arrivo di Bonaccini, lo ha portato al livello del suo Jamil. Ha perso fantasia ed arroganza, le ultime uscite incutono tenerezza, un tentativo di ritornare sull'onda della notorietà. Il risultato regionale, con le sardine dei garantiti, lo ha relegato in una posizione subalterna rispetto al bolognese con meno capelli. Ha portato i cattedratici dell'università, fornitrice delle movide, a visitare il Psbo. Un'altra perla di saggezza e sperpero. Dicono abbiano applaudito. Il prossimo giro (universitario) sarà sul Metromare quando e se arriveranno le carrozze che abbiamo pagato. La Tosi si è stufata di farsi prendere per il..da uno come Santi. Ha ragione. Lei è stata rieletta, lui nominato da Gnassi. Ho letto, sui premurosi blog del mesto accompagno, che il Sindaco in scadenza ha cercato di accreditarsi come il difensore del turismo. Lui però lo ha cancellato dalle periferie. Vuole che il "suo" maledetto governo d'incapaci usi il Recovery Fund per rilanciare il settore. Sono d'accordo. La prima misura doveva essere diretta al nostra "naturale" industria, invece di regalare cinque milioni a fondo perduto ai bagnini. Sono in maggioranza ovunque. Gli altri possono sempre rivolgersi alla caritas. "La Riviera della Romagna che, tra le poche in Italia, sta reagendo e ha rimesso in moto a pieni giri la sua grande macchina da ‘capitale delle vacanze, da Comacchio a Rimini, da Cesenatico a Riccione e a Cattolica". L'ha sparata grossa e disperata. Perfino la Calabria ci deride. Ha difeso le città d'arte facendo incazzare Franceschini, chiedendo addirittura la cessazione delle stupide sanzioni alla Russia e l'ostracismo "democratico" a Trump. D'accordo, se contasse qualcosa. Il nostro Aeroporto, di cui conosce qualcosa ormai prescritta, rimpiange l'arrivo a frotte di turisti russi che tornavano con valigie gonfie del made in Rimini. Li abbiamo rimpiazzati pagando noi i turisti con 32 euro. Le ultime invasioni di campo, nel settore dello sballo, da lui incentivato con feste e notti alcoliche, lo hanno turbato. Siamo passati agli opposti estremismi. Dalla clausura alle multe. per affollamento. Il lunedì si ritorna al deserto turistico. Ho l'impressione che la vecchia volpe della politica avverta segnali pericolosi. Se cade Rimini, la poltrona alla Fiera di Cagnoni diventa un miraggio. Si ribaltano gli equilibri nelle Camere di Commercio e Compensazione, può essere l'inizio della attesa rivoluzione. Sembra però ci sia più paura che convinzione. Vi stanno facendo correre dietro al pallone..il loro. 
PS Foto prestata da Chiamami Melucci, ancora senza pale sullo sfondo.