lunedì 25 gennaio 2021

Facilmente Irresponsabili

Ancora 2124 passi. I tempi della politica alle volte non coincidono con quelli della comunità rappresentata e nemmeno clamorosi silenzi possono emendare il gap. Ho assistito alla cantilena a reti unificate del mantra invocato al limite della lagna a partire dal D-Day del Lingotto, dove il pseudo riformismo italiano, si era dato appuntamento per lanciare la sfida alla allora in apparenza compatta compagine di destra, rappresentata dal PDL. Pare siano passate diverse ere geologiche. Si sentì il vagito di una neonata formazione che avrebbe dovuto rappresentare il coacervo di forze della sinistra italiana in diaspora ormai dal 1921, riconsegnando dopo circa un secolo, il timone della sinistra nell’alveo del riformismo, del minimalismo. Guardai ammetto con un certo sospetto i padri di questa operazione, non perché non fosse politicamente interessante, ma per come ab initio, tralasciando la location, la proposero. Con modalità, sì, trancianti, da apparire tutto fuorché riformiste, alla faccia di quei massimalisti violenti aderenti alla terza internazionale da cui si frapposero almeno 2124 passi, la distanza che divide il teatro San Marco dal Goldoni in quel di Livorno. Distanza, invero, ancora tangibile e viva a distanza di cento anni. Ricordo con lacerante dispiacere l’appello al “voto utile”, come se l’esercizio di un diritto, la sua importanza si trasfigurasse, fosse, assurgesse a cosa buona e giusta solo alla condizione surrettiziamente imposta che beneficiasse solo taluni e quindi cambiasse di valore a seconda del beneficiario. Un esercizio muscolare che poco si coniuga con l’ammantarsi di un moderatismo di facciata che trovò il suo apogeo nell’altra memorabile locuzione, quella del: “si ma anche…”. Quel grido che pareva potesse condurre alla cd. seconda Repubblica, invero, declinato specularmente sul PDL si è perduto nel tempo tanto da apparire ormai un flebile eco, una versione timida ed edulcorata di una visione che tuttavia ho ritenuto da subito improbabile per mancanze genetiche e fisiologiche. Difatti per poter edificare un bipolarismo a bipartitismo muscolare, eliminati gli estremi ed i cespugli, occorrevano basi normative, e, segnatamente, una riforma Costituzionale e una legge elettorale che eliminasse la quota proporzionale. Del resto naufragata la riforma Costituzionale targata Berlusconi del 2006 nessun accordo fra partiti, seppur maggioritari, avrebbe potuto soddisfare il deficit normativo. Di questo ero convinto e mi pare a ragione. Fatta questa necessaria premessa, perdonerete le omissioni e le semplificazioni dovute allo sforzo di sintesi, per cui non ho tempo per argomentare le ragioni della nascita del Movimento 5 stelle, che si infila proprio in questa crepa politica e di sistema, ci troviamo nel pieno di un “Congresso di Vienna” perenne, di una restaurazione in continuo itinere, di ciò che è stato nella prima Repubblica, con ben altri interpreti e diverso scenario internazionale, come se avessimo inutilmente vissuto oltre vent’anni ad inseguire maldestramente una libellula sul prato o una immaginaria chimera. Tutti i nodi vengono al pettine, non solo quello Gordiano senza che alcun conquistatore macedone capace di formare compatte falangi, possa aver l’ingegno per trovare la soluzione, per quanto banale analogamente a quella del cd. uovo di Colombo. L’impasse è evidente! Non mi interessano né scuse o accuse, le frivolezze lasciamole alle strette corti che tutto sanno e cavalcano bardotti credendosi invincibili cavalieri sarmati al galoppo su destrieri, né come un dolciniano andrò d'altronde predicando “penitenziagite! Vide quando draco venturus est a roderla l’anima tua! La morte est super nos! Prega che vene lo papa santo a liberar nos o malo de todas le peccata!”. Semplicemente e concludo: è da un bruco che nasce la farfalla. Sia nostra la scelta di perseguire con forza la via della modernità, d’incanto sbatterà le ali a nuova libertà. 
 Roberto Urbinati