martedì 26 gennaio 2021

Il Revisionismo di Melucci

Ho letto sul Buongiorno mattutino riservato (finora) a Gnassi, un piacevole articolo di Valerio Lessi. Professionista nell'accompagno di tante poltrone del regime imperante. Rimane però sempre nell'orbita della correttezza. Ha introdotto una simpatica assonanza tra il revisionismo storico come strumento di lotta politica e le esigenze del Pd nostrano in preda agli spasmi elettorali. Il revisionista è Maurizio Melucci, l'uomo che manovra ancora il partito come fosse il Federale. Modifica i fatti del passato per giustificare la scelta Petitti del presente. Il bravo giornalista, leggermente ciellino, una fortuna che accomuna destra (Montevecchi) e sinistra (?) Lisi. Nella defunta Unione Sovietica e nei regimi totalitari comunisti o fascisti, l'esigenza di correggere la storia in funzione del presente produceva anche effetti comici esilaranti. Il sessismo esasperato ha portato ad un governo statunitense indecifrabile, ma sempre bombardante. Lessi atterra sulle prossime elezioni che, per la prima volta, non sono già decise. Melucci usa il revisionismo per giustificare la scelta di una candidata sindaco come la Emma Petitti. È diventata la sua, da quando Jamil ha raccolto sul Triangolone il testimone di Gnassi. Una mano sulla città. Troverà poca roba, secondo le previsioni del Mago Saviano. Il progetto di Melucci, come la sua intensa carriera, è frutto di infinita pazienza e di un uso certosino del partito. Jamil è un pesce fuor d'acqua. La sua vaschetta era Gnassi. Il tempo passa e Giuseppi torna nello studio forense con DJ Fofo. Siamo alla quasi normalità. Deve solo sparire il grillismo per nutrire speranze. Le elezioni per quanto traumatiche come risultato, riporteranno una democrazia sparita. Il Recovery necessita e non tutto l'armamentario piddino è da buttare. Cosa diversa da quello nel centrodestra. Non tutto utilizzabile. Si gioca sul serio il nostro futuro.