venerdì 15 gennaio 2021

Passa il Tour

Lucio Paesani sembra Gino Bartali. Al Tour del 1948 aveva “ 34 anni. Viene ripescato da Binda, il capitano della squadra azzurra, perché gli “assi” Fausto Coppi e Fiorenzo Magni, danno forfait. Nessuno avrebbe scommesso 5 lire sul vecchio campione. Eppure alla fine del Tour, la squadra azzurra trionfa e fa incetta di maglie e di titoli. Ciò che sembrava una armata Brancaleone mandata allo sbaraglio perché sprovvista dei “fenomeni” Coppi e Magni e soprattutto capitanata da un atleta ormai superato e fuori forma, stravince a dispetto di tutti e di tutto. Paesani si appresta così alla “corsa elettorale”. Tutti lo prendono per il c…Dicono sia inadatto alla nobile arte della politica. E’ contornato da una squadra di rancorosi. I suoi consiglieri poi… non ne parliamo. La campagna del “fango” si è già attivata. Gli “amici campioni” se ne stanno alla larga. Questi sono “imboscati” nei vari sindacati o associazioni di categoria, o negli enti rappresentativi degli interessi economici, nelle Camere di Commercio, nella Fiera che si erge enigmatica come una antica piramide egizia, in Hera altro grande santuario del potere, al CAAR, negli uffici comunali… e l’elenco sarebbe infinito. Sono i “personaggetti” messi lì dal Principe e dai suoi “padroncini”, per parlare a comando e per starsene zitti (che è ancora peggio). Lucio invece è lì, contro ogni logica e pedala. Conquista la piazza. Mette fuori gioco i vecchi tromboni, i moderati garantiti e pieni di soldi. La gara che doveva essere dall’inizio nelle mani del “compagno commissario” Melucciov e del gran faraone Tutankagnon, non parte sotto i buoni auspici. Anche nel campo dei “gregari”, già destinati alla “sconfitta concordata” lo sconforto è grande. Il mezzo capitano “fantasma” Giacomino Morrone da Forlì, pedala con lo sguardo attonito e il suo gregario/segretario Galli brancola come un pennuto sperduto, in mezzo all’aia. La gente pensa che i campioni/kompagnucci siano tutti nella squadra franco/sovietica. Qui c’è Bobet (la Petite Emmà in Romagna Acque) che si allena fin da bambina nella Casa delle Donne, c’è Olker (Jamil Sadegholvad (con la bici prototipo a forma di tappeto, il quale per arruffianarsi il consenso racconta di essere stato per un giorno anche lui un negoziante), ci sono i grandi gregari “civici” che si cibano di “erbette” e gli outsider della Curia con la maglia a pois anche se un po' “Lisi”, ma sempre pronti a portare a casa qualche medagletta benedetta e qualche “variante” bene accetta (il denaro non olet). Ed è proprio in questo clima gioioso e spensierato che succede il fattaccio: Paesani è come Bartali sull’Isoard. Piazza una “rasoiata” ai campioni che si inchiodano sul sellino. Li stacca come fece il Ginettaccio contro Bobet. Li attacca da lontano, pur consapevole che la strada è ancora lunga. E non si ferma qui. Li umilia ancora sul Galibier, su la Croix de Fer, sul Gran Coucheron, sul Granier. Insomma ad un certo punto ai kompagnucci viene meno la gamba e rischiano di fare la “lingua lunga” e non tenere più la botta ( e non basteranno neppure le borracce dell’ ex Principe Malabrocca Niassi a “ristorare” i kompagnucci che dovranno smettere con il ciclismo e cercare finalmente un lavoro). Vai Ginettaccio Paesani. Cercheranno di fartene di tutti i colori e di metterti ogni tipo di bastone tra le ruote. Tu fregatene e come fece il grande Gino Bartali sull’Isoard e il Galibier, fanne polpette. 
Don Camillo