giovedì 21 gennaio 2021

Per un Pugno di...

Come un Archimede Pitagorico, seduto su di un picco, guardo il panorama istituzionale che si apre alla veduta. Quale prospettiva? Dopo 15 anni, 10 governi e 7 P.d.C si sono febbrilmente succeduti: Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte. Non ci sarebbe nulla di male, potremmo scomodare il concetto di iper-funzionalità di una democrazia cd. dell’alternanza, se non fosse che ciò avvenisse con modi, tempi e termini, invero, atrofizzanti la partecipazione, che conclamano un certo “inceppamento” d’ingranaggi, surrettiziamente “oliati” et unti, con il ricorso a baratti, compravendite e trasformismi alle volte addirittura bizzarri, manifestazioni condite da una evidente incapacità del sistema, non tanto di rinnovo, ma di scelta di una classe dirigente capace e saggia. Mi si lasci dire platonica. Il mondo è cambiato e le sfide hanno assunto una necessaria velocità nelle decisione che deve essere coniugata con forme di governo che sappiano mantenere rappresentatività, partecipazione e democrazia. Il sistema cristallizzato e asfittico dei “blocchi contrapposti” uscito dalle Conferenze di Yalta (28.11-1.12.1943), Teheran (04-11.02.1942), Postdam (17.07-02.08.1945) è storia! Inoltre il fondato timore dei nostri Padri (rectius: nonni) dovuto agli stenti, al clima, alle lacerazioni da cui il Paese usciva, ridotto in macerie, si trova nella Carta fondamentale nei congegni defaticanti, meccanismi irti di doppi o tripli passaggi, organismi di garanzia plurimi che risentono di quell’incapacità che lo Stato Liberale prima e le forze politiche dopo non furono capaci di opporre alla escalation con cui si arrivò ad una dittatura, che godette di forte consenso popolare dopo i morsi dolci assestati dal fascismo. Lo scenario dicevo è completamente mutato in ogni settore, l’Italia è passata da una economia agricola di sussistenza ad essere una della maggiori potenze industriale mondiali, abbiamo assistito al fenomeno della “globalizzazione” e della “finanziarizzazione”, siamo nel pieno della quarta rivoluzione industriale o, per usare un lessico attuale, 4.0! L’ho fatta drammaticamente lunga per dire che v’è la necessità di svecchiare il Paese, partendo dalle basi e quindi dal sistema Costituzionale e istituzionale, dalle regole fondative il sistema dello stare insieme, dell’essere comunità, che deve effettuarsi con la necessaria partecipazione di tutte le forze ed energie presenti nella collettività, salvo chi vuole tirarsene fuori per tramontate ragioni ideologiche o meramente identitarie. Non bisogna mai dimenticare che lo Stato moderno poggia le proprie mura sui pilastri del: popolo, territorio e [sovranità (funzione legislativa, esecutiva, giudiziaria]. Peccato sia una partita più facile a dirsi che a farsi. Le forze politiche sono ostaggio di retaggi di uno ieri pesante, dai pensieri forti, e perpetrano acronisticamente, solo per appeal e un pugno di mosche, il ricorso a concetti divisivi del passato e si osteggiano su battaglie già vinte o perse del secolo breve, del XX secolo, perdendo di vista distratti come sono le sfide attuali e del futuro. Mentre si discute vanamente del vecchio non nasce nulla di nuovo verrebbe da dire! Spero nella maturità, equilibrio, serietà e intelligenza dei nostri figli o nipoti di tal guisa che la loro ritrovata libertà li guidi!
P. S. Se la paura diventa terrore si rischia di non voler uscire più neppure di casa. 
Roberto Urbinati