lunedì 10 gennaio 2022

Un Governo senza Draghi


Draghi aveva l'Italia ai suoi piedi, spesso nelle mani. Come tutte le meteore che "fracassano" la terra dei democratici, ha brillato per qualche mese, con la stampa,  Giornale compreso, che lo adulava per i pregi finora manifestati: fallimento ellenico e salvataggio dell'euro. Era il beniamino della Merkel e con questo largo ombrellone, per 15 anni ha presidiato il cortile bancario della casa tedesca. Devo ricordare che è una invenzione (politica) di Berlusconi? Quello famoso per creatività televisiva, imprenditoriale, calcistica e sessuale. Manifestate normalmente di giorno, ma ricordate ed inquisite dai giudici per le esibizioni notturne. Se la candidatura al Quirinale è possibile e forse vittoriosa, difficile assumerla come una vittoria del centrodestra, meglio considerarla una augurabile sconfitta dei migliori. Allora può essere perfino digeribile. Siamo arrivati al terrore piddino. L'ingresso di D'Alema nelle sliding doors del Nazareno ha scombussolato perfino Huffington Post, un foglietto della propaganda chic. La fine (meritata) di Draghi sta rivalutando perfino Travaglio. Sono un antico cultore della democrazia partecipata. Meglio un errore fatto dal popolo di una pandemia gestita da Speranza, comunista teutonico. L'unica soluzione che da due anni viene scartata è il votare. Le ragioni (vere) sono quelle che ogni tanto, perfino Melucci, racconta: vince il centrodestra ancora da costruire. Pensate cosa succederebbe se ci fosse veramente una aggregazione. L'unica poltrona (?) possibile per Draghi è quella quirinalizia. Il suo governo ha fallito, il Recovery ha terminato il compito dopo avere assegnato (?) 20 milioni per il Lungomare Gnassi. Al sindaco del Principe ancora non riusciamo ad intestare niente se non il "solito" vizio di assentarsi dal tavolo (primario) dei lavoro consiliare. I meriti che il Carlino concede, sono ereditati.
massimo lugaresi