E’ quindi ora di restituire le
proprietà espropriate ai riminesi perché attualmente sono tutte di proprietà
della TRAM (verificabile con normali visure catastali), i cittadini hanno gravi
disagi perché non possono vendere le loro proprietà, se non a particolari
condizioni e con grande svalutazione dei loro beni.
Visto che Roma non ha dato i
soldi sarebbe questo il momento per uscirne puliti, abbandonare il TRC
giustificando che i soldi finora spesi sono serviti per la realizzazione dei
sottopassi ferroviari effettuati, che erano compresi nel progetto TRC.
Quando succedono queste cose, sarebbe
normale fare un esame onesto della situazione.
Perché Roma non ha dato i soldi?
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perché non ritiene il TRC un’opera indispensabile?
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perché è un’opera che non è condivisa dalla
popolazione?
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Perché i vari progetti, a partire dal 1992, non sono
più attuali ed i costi stimati sono molto aumentati da allora?
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Perché i finanziamenti previsti non sono sufficienti e
si indebiterebbero troppo i Comuni interessati?
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Perché esiste già un filobus che fa lo stesso servizio
e che andrebbe solo migliorato?
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Perché anche la ferrovia collega la stazione di Rimini
con quella di Riccione?
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Perché il TRC non collega nessun centro di interesse
cittadino?
Queste sono solo poche domande
che dovrebbero far riflettere, soprattutto i cittadini che fra poco andranno al
voto.
A tal proposito si richiama
l’attenzione sui candidati alle primarie. Gnassi pubblicizza un cambio di rotta
e sul suo sito sostiene la necessità di fare il TRC. Anche Fabbri, pur non
conoscendo il progetto, ha dichiarato che il TRC va “rimodulato”. Arlotti
proviene da un Assessorato che ha sempre approvato il TRC, sostenuto dalle
giunte di cui faceva parte.
Qui non si tratta di “aria
fresca” ma “fritta e rifritta”, in barba ai riminesi. Ed alle loro tasche.
Comitati “Rimini Città Unita” di
Rimini
e “No a questo TRC” di Riccione
Rimini, 7 dicembre 2010