sabato 17 settembre 2011

C'è Sempre un Nesso

C’è un nesso tra la raccolta delle firme per il Referendum sul TRC, sostenuta anche da molti elettori e simpatizzanti del PD di Riccione e i salti mortali che Chicco Cinemamuto Angelini e il suo PD stanno facendo per contrastarne, con gesti e parole anche dure e volte fuori misura, ogni possibile velleità? Il nesso c’è e i più benevoli lo chiamano orgoglio di partito. E’ la reazione classica di un partito che non ama le contraddizioni della realtà e preferisce restare nell’illusione, tramandata di generazione in generazione, che la ragione è sempre dalla sua parte. La ferma convinzione di un partito – da non confondere con il suo elettorato – che ha portato il PCI – Pds –DS, fino al PD ma che ne è anche la sua pesante zavorra. Perché ogni dirigente che voglia avere lunga vita all’interno del Partito sa bene che questa anomalia “caratteriale” deve carezzarla, anche a scapito della verità. Per questo citano sempre, al momento opportuno, il “bene pubblico”, l’opportunità, la modernizzazione. Per questo in fondo, quando possono, tornano alla parola antica: compagni. Si spiega così l’atteggiamento di forte contrasto al Referendum che Angelini ha espresso, ricevendone anche qualche fischio, direttamente dai suoi compagni, durante l’incontro sul TRC alla Festa dei Democratici. Nonostante la lunga e insistente richiesta di lasciare spazio al giudizio della città che ha attraversato molte delle riunioni di direzione e alcune pubbliche dichiarazioni di Consiglieri Comunali “eretici” ed ex amministratori di prestigio e di grande consenso, il PD alla fine è arrivato al punto doveva voleva arrivare: il Referendum non si può fare, anzi non si deve fare. Saranno i saggi a determinarne l’inammissibilità tecnica, ma il PD ne ha già determinato l’inammissibilità politica. Il caso, nell’immediato è chiuso, poco altro sarà possibile fare. Al prossimo Consiglio Comunale che porrà all’odg la verifica della relazione dei saggi, la maggioranza e il PD in particolare dovrà mettere la parola fine alla richiesta popolare del referendum. E invece qualcosa sta facendo saltare i nervi a tutti. E’ bastato che qualcuno in segreteria alludesse alla possibilità che alcuni consiglieri del PD e qualche rappresentante dei cespugli in Maggioranza non intendono seguire CinemaMuto nel suo drastico No al referendum perché il Nazareno, convocasse d’urgenze e per stasera un incontro, aperto a tutti i Consiglieri, formale e autoreferenziale, per produrre una nuova e più spericolata difesa del TRC, nel vano tentativo di svuotare la necessità o la sola possibile idea di far passare la "voglia" di Referendum. Non è un caso. Sulla questione del Referendum si sta infatti giocando una importante partita per il consenso di quella parte del PD che è più sensibile al richiamo dei rapporti con il territorio e con la gente. Siccome sotto l’albero di Angelini ci sono molti suoi denigratori che aspettano solo di raccogliere i frutti, la partita è senza esclusione di colpi. In una parola, Cinemamuto sa che il caso del Referendum , più che lo stesso sì al TRC, può delegittimare il PD di fronte ai suoi elettori, soprattutto quelli che hanno scoperto, vivaddio, quanto è bello partecipare. La riunione di stasera si prefissa infatti di consolidare o provare a farlo nei consiglieri comunali, soprattutto di maggioranza - a quelli di opposizione che parteciperanno all’incontro solo il compito di far registrare la trasversalità delle informazioni - l’idea che il TRC è buono e assolutamente giusto, oltre che ormai irrevocabile, e che il Referendum è quindi solo è semplicemente un becero attacco politico che agisce per destabilizzare la compattezza della responsabile decisione assunta. Una mina alla coesione del Partito e della maggioranza, insomma. Dopo tanta pedagogia sulla diversità e sulla modernità partecipativa del PD, si capisce, così, quanto è difficile avviare oggi per questo PD di Riviera, cresciuto a piadina e cemento, un discorso di partecipazione democratica senza l’obbligo di “tagliare le ali” al ruolo e alla presa di consapevolezza della gente che ha deciso di non delegare più a scatola chiusa. O senza voler fare autocritica intorno ad un suo sistema di potere ormai obsoleto e immobile, all’interno dei suoi stessi meccanismi perversi e interdipendenti tra enti vicini e apparati locali di appartenenza. Si tratta di una grande questione, e una forza che a Riccione dice a parole di battersi per dare modernità ai nuovi orizzonti della amministrazione del territorio e delle coscienze, dovrebbe affrontarlo. C’è il rischio di rinnovare fino alla completa implosione le antiche pratiche. Quelle stesse che hanno messo e stanno mettendo in croce il Nazareno. Quelle della discrezionalità della politica che alberga da queste parti e il suo enorme potere di dare o togliere valore con un solo tratto della penna alle istanze della gente e ai suoi reali bisogni. Quelle che crea relazioni costantemente pericolose con gli affari dei pochi a danno di molti.

alberto nardelli