martedì 23 maggio 2023

Vince Gravina

Bakhmut la citta ucraina che, prima della distruzione contava oltre 70 mila abitanti, è diventata l'espressione di quanto conti, in questa guerra, la propaganda. I russi per bocca dei mercenari Wagner, molto più feroci di quelli pagati dal procuratore Biden,  cantano vittoria per l'inevitabile distruzione della città. Il traballante presidente, personaggio ormai da cartoni animati, sta "pregando" i nemici repubblicani di permettere un ulteriore disavanzo pubblico. Hanno finito i soldi per pagare gli stipendi dei 3,5 milioni dipendenti pubblici. Stanno stendendo il tappeto per la rivincita di Trump. La Meloni è già pronta per la mano nella mano. Ha fatto un leggero scalpore la foto che ritrae, l'inespressivo Biden e la furba Giorgia, come i due fidanzatini dell'occidente. Atteggiamenti affettuosi che cominciano a turbare a destra e sinistra. Il G7, apparentemente, sembrava convocato per Zelinsky, in realtà è stata una presa d'atto che la guerra la decide la Cina. Come succede nel nostro mezzo mondo,
 diventato a mandorla. Un successo strepitoso per le intelligence che combattono a colpi di fake. Perdono Bakhmut, ma compaiono i partigiani russi. La mia Juve paga, giustamente, i danni di una dinastia dissolta. Farsi prendere anche per il culo calcistico, però potevano evitarlo. Perfino la canea nemica questa mattina era (fintamente) addolorata. 
massimo lugaresi