lunedì 21 novembre 2011

La Spiaggia di Baschetti

A Rimini quando si parla di spiaggia ci si riferisce ad un enorme superficie di sabbia di proprietà demaniale, senza immaginare che sotto il profilo formale è una dimensione perimetrata indipendentemente dalla proprietà, molte aree della zona nord sono private ed alle stesse non si possono applicare le norme demaniali. Non significa che i proprietari di queste aree ne possono disporre come vogliono, devono sempre fare riferimento alle norme urbanistiche che disciplinano l'uso e gli interventi. Un'altra precisazione riteniamo utile avanzare, visto che sono in tanti a fare confusione: in Italia il demanio assume diverse connotazioni e discipline, quando parliamo di arenile sarebbe più giusto aggiungere il termine Marittimo, in quanto è regolato con originaria normativa tuttora in vigore, che fa riferimento al Codice della Navigazione, non agisce come momento di pianificazione, ma solo come strumento che tutela in primis l'interesse della proprietà, pur trattandosi di un interesse collettivo.
La confusione sul sistema delle spiagge, non riguarda solo Rimini, ma nasce dal fatto che questo inquadramento trae le sue origini nel corso della seconda guerra mondiale, per esigenze ben diverse dalle attuali. Nel primo dopoguerra, nell'ansia della ricostruzione, i permessi demaniali venivano visti come lacci che impedivano il nascere del nostro turismo, a Rimini, come in altre località, il caotismo fu risolto dando in concessione tutta la spiaggia all'Azienda di Soggiorno, permettendo di gestirla con regole proprie, l'uso, le installazioni e l'organizzazione erano decisi ed autorizzati impropriamente da questo Ente. Un inizio di normalizzazione nasce forzatamente nel 1972, quando ai bagnini o meglio alle cooperative degli stessi, fu riconosciuto non essere più meri assegnatari così come avveniva sotto la vecchia gestione ma concessionari diretti delle aree demaniali sulle quali operavano. Sparita l'Azienda, venne sostituita nelle competenze dalla Capitaneria di Porto, il rilascio delle autorizzazioni venne svolto in termini molto più rigorosi e consoni alla legislazione vigente. Nei fatti le cose si erano sistemate a metà, sul piano demaniale le autorizzazioni erano perfette, non valevano però come titoli edilizi ma solo ai fini marittimi come era ben specificato al momento del rilascio. Nella realtà invece è accaduto l'esatto contrario, per la latitanza dei comuni interessati che non hanno mai rilasciato i titoli loro spettanti, permettendo la nascita di una spiaggia "abusiva". Attorno al 1980, a Rimini, fu approvato il Primo Piano Spiaggia, si riconobbe in termini culturali che per intervenire sull'arenile servivano due permessi: quello del padrone, ma soprattutto quello pianificatorio. Tutto rimase però molto vago ed indefinito, salvo alcuni casi particolari per le ultime concessioni rilasciate ad ex salvataggi, secondo la tradizione voluta dall'Azienda di Soggiorno, in forza della quale dopo tanti anni di servizio, avevano diritto ad una zona. Come sia regolata oggi la spiaggia sotto il profilo edilizio è domanda senza risposta, qualsiasi manufatto costruito dopo il 1942 deve avere un titolo, altrimenti è abusivo, questo riguarda anche il demanio marittimo e vale per tutta la spiaggia, non solo per il Circolo di Viserba, fatti salvi i pochi casi nei quali i concessionari con il nulla osta demaniale hanno richiesto il condono. Esiste un altra teoria che sostiene che l'adozione del Piano Spiaggia nel 2007, sul quale si stanno accanendo con la Quarta Variante, in quanto strumento d'interesse pubblico e contenente una precisa rilevazione dell'esistente, possa essere considerata una sorta di sanatoria a quella data, essendo munita di tutti i pareri ambientali, provinciali e regionali. Se ciò fosse confermato, non tutto quello costruito sarebbe però legittimato, le decine di strutture precarie non rilevate e costruite dopo, sarebbero sempre sottoposte ad accertamento ed ordine di demolizione. Qualcuno potrà obiettare che per questo tipo di strutture non era prevista alcuna sanatoria, tutto vero, non per distrazione ma per precisa scelta, partendo dall'assunto che non sono strategiche. Anche per i bar o chioschi, quasi tutti orribili nella loro informe dimensione e costruzione, si decretava la fine per diventare i punti cardinali nella creazione dello Stabilimento Balneare, che nella prima stesura del Piano doveva avvenire entro cinque anni. Abbiamo voluto scrivere questo articolo che rappresenta la sintesi di quello che si poteva/doveva fare per dare un inquadramento serio e corretto ed una prospettiva d'innovazione della parte più preziosa della Città, una risposta doverosa per i tanti che si occupano della vicenda senza avere le fondamentali conoscenze, ma spinti da un'ansia protettiva verso una delle categorie più privilegiate, si ascoltano e si riportano solo le voci dei Mussoni, accolte come vangeli della sabbia.
Chiudiamo con uno sguardo rivolto al futuro: l'obbligo dei bandi nel 2015, con evidenza europea, interpreta al meglio la timida speranza di una vera riqualificazione, ma di questo ne parleremo nella seconda puntata.

P.S.
Provate a mandare Pizzolante da Monti